Lo stato d’emergenza viene nuovamente prorogato, senza prendere in considerazione soluzioni differenti come approvare una legge apposita, che si riferisca esclusivamente alla pandemia.
L’emergenza Covid non è certo finita, ma è finito il tempo dello stato d’emergenza, ovvero di quella particolare condizione giuridica che la legge prevede sia prorogabile per un massimo di due anni. Il passaggio doveva essere affrontato con pragmatismo e senza farla facile nel passare con il virus sopra al diritto.
Prorogare in proroga, andare in deroga o rinnovare da zero, come se una finta ripartenza cancellasse il problema, è grave superficialità. Perché è vero che l’emergenza continua, ma è anche vero che l’impressione sarebbe l’irrilevanza della legge.
Siccome, però, non si può non prolungare, allora si sarebbe dovuta imboccare una diversa strada. Ovvero: a. uscire dallo stato d’emergenza genericamente previsto, che vale per terremoti e inondazioni; b. approvare una legge apposita, che si riferisca esclusivamente alla pandemia, prevedendovi tutto quel che può essere necessario il governo faccia, di modo non ci sia poi bisogno di ripassare per fonti legislative; c. infine, cosa delicata e decisiva, inserire nella legge quali siano le condizioni, i parametri, che comportano il venire meno dell’emergenza e, quindi, anche dell’efficacia di quella legge.
Tutto chiaro e trasparente fin dal principio.
In questo modo si saprebbe, come già sappiamo, di dovere ancora subire delle restrizioni, ma anche a quali verificabili condizioni verranno meno e non potranno essere arbitrariamente prolungate. Posta la bruttura della proroga, almeno ci si impegni a salvare quanto al terzo punto. Sarebbe responsabile.
La Redazione
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