Le parole, la geografia e un anniversario. Il pantano russo dell’invasione in Ucraina comincia ad assumere le forme d’un triangolo della sconfitta.
Le parole, la geografia e un anniversario. Il pantano russo dell’invasione in Ucraina comincia ad assumere le forme d’un triangolo della sconfitta. Un triangolo i cui lati possiamo definire con tre termini: chiacchiere, obbiettivi e ricorrenze. Le chiacchiere rappresentano il lato portante della narrazione di Mosca, quello che sostiene pure gli altri due. Ma le parole russe, di questi tempi, non valgono molto. Fidarsi che siano mantenute è infatti cosa da verificare. Per ipotesi, proviamo a dar loro credito e andiamo agli altri due aspetti che queste si portano appresso.
Il primo concerne le pretese russe sul territorio d’uno Stato sovrano come l’Ucraina. Ieri, per la prima volta, il Ministero della Difesa di Mosca ha spiegato che si concentrerà sulla «completa liberazione» del Donbass e che «gli obiettivi principali della prima fase» dell’invasione sarebbero «completati». Come leggere tali affermazioni? Di certo fanno i conti con la realtà della resistenza ucraina e con un esercito russo in gran difficoltà. Quanto siano un messaggio all’Occidente per una trattativa possibile, questo resta tutto da valutare. Riguardo al secondo aspetto, esso riguarda l’anniversario del 9 maggio: i soldati russi sarebbero stati informati (dai loro superiori) che è la data entro la quale la guerra dovrebbe finire, in coincidenza con l’anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Mai ricorrenza fu più sbagliata nell’accoppiamento. Più che alla vittoria, infatti, l’Ucraina fa pensare a un rinculo. Alla russa.
di Jean Valjean
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