Lo Stato aiuta i genitori divorziati, modifica la norma sull’Imu, elargisce bonus come manna dal cielo. Ma uno Stato così finisce col lasciarti infante a vita, come quelle mamme che viziano i figli pensando di fare il loro bene.
Chi è sì truce da voler negare un aiuto ai divorziati in difficoltà? Del resto si dà anche un bonus a chi cerca alle terme la voluttà. Accade così che, fra i fanghi e lo sfangarla, lo Stato sia chiamato a soccorrere e alleviare qualsiasi cosa. E la classe politica, affamata di consensi, insegue le promesse altrui rilanciandole in una riedizione pazzotica della surreale scena che De Sica inserì in “Miracolo a Milano”: più uno. Il cielo non voglia che anche quanti non furono mai candidati e mai lo saranno si facciano prendere da tale andazzo. In qualche minore partita, purtroppo, il cattivo pensiero trova appigli.
Dunque aiutiamo i divorziati che non riescono a pagare l’assegno di mantenimento. Giusto, no? No. Anche perché capita che, in contemporanea, si voglia modificare la norma dell’Imu sulla prima casa, non consentendo più quel che oggi la legge prevede, ovvero che ove residenti in luoghi diversi ciascun coniuge abbia quella in cui abita come prima casa. Basta, non va più bene: se siete sposati, una sola. Dunque essere sposati è un aggravio fiscale, meglio divorziati e non paganti l’assegno di mantenimento. Siccome va colto il lato divertente: roba che arriva dai presunti difensori della famiglia. La loro, suppongo.
Dunque non si aiutano i genitori divorziati in difficoltà? Si aiutano i figli dei genitori in difficoltà, si investe per loro, si creano scuole, tempo pieno, palestre, mense, corsi.
Per loro e per gli altri. Ma per loro senza che i genitori paghino rette e nemmeno tasse, visto che sono in difficoltà e si suppone abbiano redditi al di sotto della tassabilità. In quanto ai loro genitori, sia detto da un laico la cui prima giovanile battaglia fu per il divorzio, sono liberissimi di utilizzare una legge dello Stato, ma questo mica toglie la responsabilità verso i minori e neanche l’onere di conoscerne e sopportarne le conseguenze. Altrimenti creiamo una collettività d’irresponsabili. Se le bollette aumentano, lo Stato interviene e spende per contenerle. Naturalmente per chi ne ha bisogno. Giusto? Mica tanto. Primo, perché tanto non basterà mai e si ululerà comunque alla ‘stangata’. Secondo, perché dopo avere detto che si aiuta chi ha bisogno si deve avere l’onestà di aggiungere: mettendolo in conto agli altri. Che sono poi sempre gli stessi, quelli che pagano le tasse e cui si propone, giustamente, una rimodulazione delle aliquote Irpef.Terzo, perché nella bolletta mica si paga solo il gas: ci sono gli oneri di trasporto e gestione del contatore, per lo più in mano pubblica; ci sono gli oneri di sistema, idem come sopra; e ci sono accise, Iva e addizionali regionali.
Se il prezzo della materia prima cresce patologicamente lo Stato interviene per evitare di guadagnarci, scemando il peso percentuale di quelle voci. Se invece interviene con la spesa pubblica, lasciando immutato il resto, a quelli cui non è destinata tocca non solo coprirla, ma pagare anche imposte più alte in ragione del caro-gas. Ma al di là della spesa e della beffa è l’approccio che produce gli effetti peggiori. E Mario Draghi faccia attenzione, perché finché siede in quel posto nessuno si permette di profferire verbo sui rapporti con la Commissione europea o gli altri Paesi dell’Unione, consapevole di far per direttissima la figura del tapino, ma non appena si sarà allontanato il giustissimo rilievo della Commissione sull’aumento della spesa pubblica corrente (che copre anche i casi qui ricordati) farà gridare all’ingerenza. E poco importa se così si provocherà la strozzatura dei finanziamenti e l’aumento dei tassi d’interesse, perché in quel caso si denuncerà il complotto anti italiano, cosa che Guido Carli, lucidamente, annetteva a eredità del ventennio e che ancora accompagna l’Italietta lagnosa e inconcludente. Può essere confortevole supporre che lo Stato sia una mamma dispensatrice di manna, ma se gli si affida questo ruolo diventa invasiva, ti lascia infante a vita, ha da ridire sulla moglie o sul marito e, per bacetto letale, t’ammolla l’assegnino da divorziato. Di Davide GiacaloneLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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