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Memorabile 1991

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Memorabile 1991

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Memorabile 1991

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Il moonwalk, il denim scavato e logoro di Kurt Cobain, il pantalone di pelle alla Lou Reed di Bono in “The Fly”. “Dangerous”, l’ultimo album pop della carriera di Michael Jackson, è stata l’ultima uscita discografica del magico 1991. Un anno francamente irripetibile, capolavori in cd e vinile, un inno costante alla nostalgia nell’era della musica 2.0, liquida, compressa e intangibile da milioni di clic su Spotify, YouTube, Discord, Apple Music. Sono passati 30 anni. E se ora domina il trap, allora c’era l’alternative che abbondona l’underground, la rabbia e la malinconia del grunge, poi il crossover, il trip hop e le band che accolgono la musica di moda nei club, sintetizzatore e batteria elettronica. A febbraio 1991 esce “Innuendo”, l’ultimo lavoro dei Queen. Un po’ come David Bowie con “Blackstar”, è il saluto in arte di Freddie Mercury, che incide su disco che lo spettacolo che deve sempre andare avanti (“The Show must go on”) e che l’arte è eterna, a differenza della vita. Il mese successivo ecco l’album “Out of Time” dei Rem: pop, folk, country e rock. “Losing My Religion”, traccia sulla depressione, è il biglietto d’ingresso nel mainstream. La primavera regala “Blue Lines” dei Massive Attack: trip hop, ritmiche lente e ipnotiche, apripista ad artisti come Bjork. Poi l’estate calda, caldissima. Ad agosto finisce nei negozi “The Black Album”, con i Metallica – in tasca la lezione di Black Sabbath, Megadeth, Slayer – che trascinano il thrash metal in dimensioni sconosciute. Negli stessi giorni c’è l’esordio dei Pearl Jam con “Ten”. Dodici pezzi, dodici perle: tra queste “Even Flow”, “Alive” e “Release”. La voce calda e profonda di Eddie Vedder, già da brividi nel progetto Temple of the Dog, qualche mese prima, da seconda voce di Chris Cornell, il leader dei Soundgarden che pure loro nel 1991 tirano fuori il loro capolavoro “Badmotorfinger”. Insieme cantano “Hunger Strike”, il manifesto della sofferenza, del tormento interiore di Cornell e dei musicisti della scena di Seattle. A settembre 1991 si scrive la rivoluzione: “Use Your Illusion I & II” (pubblicati insieme) dei Guns N’Roses, la ferocia di “Appetite for Destruction” (uscito nel 1987) in versione mainstream con le hit “Don’t Cry” e “November Rain”. Poi “Nevermind”, il grunge disperato dei Nirvana in libera uscita dai garage, dalle palestre sgangherate. È l’album che manda in pensione il rock edonistico e cotonato degli anni Ottanta. È l’album di “Smells Like Teen Spirit”. Ma non c’è tempo per interiorizzare: ecco il punk con il funk dei Red Hot Chili Peppers, l’album d’esordio “Blood Sugar Sex & Magik”, racconto suburbano tra marginalità e poesia. Infine, a novembre 1991 dagli Hansa Studios di Berlino (dove Bowie compose la sua trilogia) arriva “Achtung Baby”. La metamorfosi degli U2: pezzi politici alle spalle, dentro l’elettronica, la musica sincopata, una straordinaria vena creativa. “One”, “The Fly”, “Ultra Violet”. Infine, Jackson con l’album “Dangerous” che contiene “Black or White”. Si chiude una parabola, da “Thriller” a “Bad”.   Di Nicola Sellitti

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