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Niente sesso siamo infetti

Con la pandemia, anche le abitudini sessuali sono cambiate. E l’industria del sesso e la sua economia ne hanno sicuramente risentito. 
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Anche il sesso ha la sua industria e la sua economia. Ed entrambe sembrano essere state fortemente impattate dal Covid-19. Come tutti gli uomini di business, Goh Miah Kiat, amministratore delegato di Karex – azienda malese e più grande produttore di preservativi al mondo: oltre 5 miliardi annui di fatturato, con brand come Durex riconosciuti in Italia ed Europa – a valle dei primi lockdown aveva commissionato ricerche di mercato per prevenire e anticipare le ricadute economiche della pandemia. In Italia si sono prestate 500 persone comprese tra i 16 e i 55 anni, raccontando l’esperienza della quarantena forzata e di quanto questo periodo avesse determinato cambiamenti nelle loro abitudini sessuali.

È scontato che una malattia a trasmissione virale abbia scoraggiato in primis i soggetti più propensi a rapporti occasionali e quindi sulla carta i più grandi consumatori di profilattici, ma in generale l’83% degli intervistati ha confessato di aver subìto durante il lockdown un calo del desiderio e della pratica sessuale – nonché della soddisfazione (la percentuale è diminuita dal 73% al 58%) – mentre soltanto il 23% ha invece sostenuto di aver mantenuto un livello di attività quasi uguale al periodo pre-quarantena. Ansia e presenze di bambini in casa sono state indicate fra le principali motivazioni di questo importante decremento. Sono inoltre emersi altri due dati molto significativi relativi alle abitudini sessuali dei single: i rapporti occasionali sono crollati (dal 34% al 3%) mentre l’utilizzo di app di incontri durante il lockdown è sceso è dal 21% al 6%.

Probabilmente rassicurati dagli onnipresenti virologi – che a più riprese hanno dichiarato che l’autoerotismo non comporta un rischio di diffusione del virus, «in particolare se si presta attenzione a lavare le mani» – durante il lockdown si sono mantenute stabili le attività sessuali praticabili in autonomia, come la masturbazione (62% prima, 60% durante). Sembrerebbero cresciute di pari passo le visualizzazioni dei siti porno: il colosso lussemburgo-canadese MindGeek, quello di PornHub per intenderci, non fornisce indicazioni di fatturato ma mette in bella mostra gli oltre 115 milioni di visualizzazioni giornaliere. Al tempo stesso appare in forte crescita, fra le nuove professioni, il porno-fai-da-te di coppie che a partire dal lockdown hanno iniziato a esibirsi a pagamento – via webcam, per guardoni abbonati – su siti come OnlyFans.

A due anni dall’inizio della pandemia e a poco più di un anno dai dati citati, sono arrivate le temute conferme dal mercato: «-40% di profilattici Durex venduti negli ultimi due anni» ha riferito Goh, spiegando che «nei Paesi meno ricchi, dove le case sono in genere piccole e affollate, è venuta a mancare una location tipica e ideale per il sesso: hotel, motel e pensioni a ore». Oltretutto «è venuta a mancare l’industria del sesso, che normalmente è un grande mercato per i condom. Senza i sex workers, se ne vendono molti meno». Per la prima volta il gruppo ha registrato una perdita netta ma il manager non si è abbattuto: se diminuisce la vendita di profilattici, «aumenta la domanda di guanti usa e getta». La vera beffa è però nella sua frase finale: «L’offerta si adegua e le perdite sono state contenute grazie alla vendita di cateteri».

 

di Peter Durante

 

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