Dov’eravamo rimasti? Ah sì, ecco, come no. All’interrogativo che da tempo aleggia nei Palazzi: e allora il Pd? Fresco del trionfo amministrativo, il partito guidato da Enrico Letta ha visto sgretolarsi nel voto segreto sul ddl Zan il tesoretto appena guadagnato. Confermando che al momento i franchi tiratori si trovano più a loro agio da quella parte. Questione quanto mai urticante perché incrocia la partita più importante della legislatura: l’elezione del nuovo capo dello Stato. E tutto possono permettersi il Nazareno e il suo leader tranne che presentarsi all’appuntamento incerti e dilaniati dallo scontro tra le correnti.
Ecco, a proposito: ci sono ancora? Ovvio, solo che stanno cambiando pelle. Gli ex renziani, ad esempio, emigrano sotto le insegne di Letta, specialmente quelli che aspirano a una candidatura. Sono i più fedeli, i nuovi pretoriani: del resto le liste elettorali le fa il segretario, giusto? Gli altri, tipo Lotti, cercano collocazione: fuori dal Parlamento. Anche Base riformista, i dorotei 2.0 con indosso la cappa piddina, è cambiata. Pure lì la transumanza verso le sponde lettiane è in atto. Però le cose sono complicate dal fatto che molti giocano in proprio: Dario Franceschini con un occhio al Quirinale; Lorenzo Guerini fissando gli allarmi che ha messo vicino alla sua poltrona di ministro.
Sì certo, i diritti: dallo ius soli alla Zan. Avari però di successi. I giovani, come no. Il voto ai sedicenni non è neppure arrivato a discussione, quello che equipara l’età per Senato e Camera è un contentino. Dunque non rimangono che due terreni per esercitare una leadership ancora poco strutturata: il Pnrr e il Quirinale. Sul primo, nessuno tocca palla tranne SuperMario Draghi. Sul secondo, Letta prega un giorno sì e l’altro pure che Mattarella alla fine ceda e rimanga al suo posto. Così il quadro politico si cristallizza e sono contenti tutti. Tuttavia i segnali che giungono dall’inquilino del Colle vanno in tutt’altra direzione.
Diamine: e dunque che si fa, qual è il piano B? Sorpresa: al momento non esiste. «Del Quirinale se ne parlerà a gennaio», è la giaculatoria del Nazareno. Eppure gente esperta, come Luigi Zanda, spiega che siccome nessun schieramento è autosufficiente, bisognerà trovare una soluzione destra-sinistra. Bene, da quell’orecchio Letta non ci sente. Anzi, radicalizza i toni quasi fossimo già in campagna elettorale. Il che invece di sopire alimenta dubbi e sospetti. Soprattutto tra i suoi.
Ma insomma: allora il Pd? Diciamo che naviga a vista. E scrive le cartoline di Buon Natale. Il resto, seguirà.
Di Carlo Fusi
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