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Il potere del dialogo

Prima di ucciderci, proviamo a parlarne

I dialoghi scambiati in Rete tra avversari, tra Russia e Ucraina, tra soldati e civili, mostra quanto questa sia la prima guerra della storia fondata sul dialogo personale tra individui. E celebra il primato della comunicazione.
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Prima di ucciderci, proviamo a parlarne

I dialoghi scambiati in Rete tra avversari, tra Russia e Ucraina, tra soldati e civili, mostra quanto questa sia la prima guerra della storia fondata sul dialogo personale tra individui. E celebra il primato della comunicazione.
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Prima di ucciderci, proviamo a parlarne

I dialoghi scambiati in Rete tra avversari, tra Russia e Ucraina, tra soldati e civili, mostra quanto questa sia la prima guerra della storia fondata sul dialogo personale tra individui. E celebra il primato della comunicazione.
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I dialoghi scambiati in Rete tra avversari, tra Russia e Ucraina, tra soldati e civili, mostra quanto questa sia la prima guerra della storia fondata sul dialogo personale tra individui. E celebra il primato della comunicazione.
Mentre Putin blocca tutte le voci dissidenti dei social network globali, russi e ucraini si parlano ininterrottamente – soprattutto i soldati, aggressori e aggrediti – creando la prima guerra della storia dove prima di uccidersi ci si confronta individualmente e ci si messaggia (con Telegram, app anche criptata, usata intensamente da russi e ucraini, co-fondata dal russo Pavel Durov, trentottenne, plurimiliardario, caduto in disgrazia e da anni a Dubai). Così un soldato russo messaggia Vadymi Tokar, sindaco di Makariv: «Non lasciare che accada una catastrofe umanitaria, pensa ai tuoi cittadini e alla tua famiglia, per avere garanzie di salvezza rivolgiti al canale Telegram. Non permettere ai nazionalisti (ucraini, ndr.) di usarti come scudo!». Gli risponde Tokar: «Russo Ivan, siete stati voi e i vostri stivali a causare una catastrofe umanitaria. I vostri stivali, che calpestano la mia terra natia, la bruciano e la depredano, distruggono una terra libera di gente pacifica. Spero che ogni vostra famiglia, i bambini, le vostre madri e sorelle, siedano al freddo, in cantina, affamati e impauriti… Vi auguro di provare il dolore e la pena che la mia gente sta provando ora. Voi non capite la nostra lingua, per questo ve lo traduco in breve: Fuck off, russian Ivan!». In un’intervista (ne fa una sintesi video “La Repubblica”), il sindaco Tokar racconta inoltre i messaggi che i militari russi inviano a quelli ucraini per convincerli a deporre le armi e legge le risposte sarcastiche – ma anche accorate, ispirate, perfino poetiche – dei soldati ucraini. Lo scambio di messaggi fra soldati avversari rimbalza anche via radio. Un’indagine del “The New York Times” rivela che un soldato russo (in codice “Buran-30”) richiede ai commilitoni, forse dalla radio di un carro armato: «Rispondimi in modo più chiaro!». Ma la risposta è di un soldato ucraino che gli fischietta un motivetto e dopo commenterà: «Ho riso a crepapelle, merda, era incredibile!». E un altro soldato ucraino gli suggerisce: «Buran, vai a casa, è meglio essere un disertore che un fertilizzante». I dialoghi uno-a-uno fra i soldati ucraini e russi – che sembrano andare ben oltre la guerra ibrida di Valerij Gerasimov (Capo di Stato maggiore delle forze armate russe), volta a ridurre il conflitto cruento a favore dell’intelligence e della comunicazione – si arricchiscono ora di un ulteriore fronte che raggiunge i civili russi: un sito web polacco permette di messaggiare informazioni sulla guerra a circa 20 milioni di cellulari e a 140 milioni di indirizzi e-mail di singoli e di aziende russe (secondo il “Wall Street Journal”) e consiglia di essere «positivi e piacevoli», di aspettarsi anche risposte aggressive da chi conosce solo la versione del governo russo e aggiunge: «Siate pronti a interazioni reali, oneste e utili». Si aggiunge un sito norvegese che consente a chiunque di inviare una e-mail – a 150 russi alla volta, verso 90 milioni di indirizzi – perché «i russi possano leggere verità che il loro governo nasconde». Il team del sito cambia costantemente testo e oggetto per eludere i filtri antispam, mantiene il titolo “Ya vam ne vrag – Non sono il tuo nemico” e raccomanda che «se si ricevono risposte dai russi, si interagisca con loro e si conversi sulla guerra». Dunque la Rete trasforma in dialoghi personali fra milioni di individui quello che nel secolo scorso erano i rari contatti pacifici fra belligeranti. Celebre la “Tregua di Natale del 1914” quando i soldati francesi e tedeschi si scambiarono auguri e piccoli doni, sospendendo i combattimenti per una settimana.   di Edoardo Fleischner

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