L’informazione non sia mai persecuzione
Ci sono le vicende di cronaca e poi ci sono quei dettagli pruriginosi che con i fatti non hanno nulla a che fare ma che diventano oggetto di titoli di giornale. Una trappola in cui i giornalisti sono spesso i primi a cadere e non certo in virtù di un dovere di cronaca.
L’informazione non sia mai persecuzione
Ci sono le vicende di cronaca e poi ci sono quei dettagli pruriginosi che con i fatti non hanno nulla a che fare ma che diventano oggetto di titoli di giornale. Una trappola in cui i giornalisti sono spesso i primi a cadere e non certo in virtù di un dovere di cronaca.
L’informazione non sia mai persecuzione
Ci sono le vicende di cronaca e poi ci sono quei dettagli pruriginosi che con i fatti non hanno nulla a che fare ma che diventano oggetto di titoli di giornale. Una trappola in cui i giornalisti sono spesso i primi a cadere e non certo in virtù di un dovere di cronaca.
AUTORE: Gaia Bottoni
Ci sono le vicende di cronaca e poi ci sono quei dettagli pruriginosi che con i fatti non hanno nulla a che fare ma che diventano oggetto di titoli di giornale. Ne è un esempio il racconto del ritorno a Cogne, nella casa in cui venne ucciso suo figlio Samuele, di Annamaria Franzoni. A vent’anni da quel delitto e dopo una condanna a sedici anni per lei che si è sempre dichiarata innocente e che dal 2019 è tornata libera.
Comunque la si pensi su quell’atroce delitto, la vicenda giudiziaria che riguarda questa donna è conclusa.
Che abbia deciso di trascorrere il Capodanno proprio tra quelle mura può non apparire il massimo del buongusto per alcuni, ma resta la scelta di una libera cittadina che oggi ha il diritto di fare esattamente tutto ciò che vuole. Compreso, come è stato narrato, mettersi a prendere il sole nel giardino di casa sua.
Resta il delitto di Cogne, la terribile morte di quel bambino, una vicenda che ha colpito profondamente l’opinione pubblica. Questo spiega forse la decisione di raccontare ma non giustifica la passione morbosa per la vita ormai privata di chi in ogni caso ha già scontato la sua pena. Una trappola in cui noi giornalisti siamo spesso i primi a cadere e in questo caso non certo in virtù di un dovere di cronaca. Annamaria Franzoni, e come lei chiunque sia oggi un libero cittadino, ha diritto al rispetto della sua privacy. Forse noi tutti dovremmo ricominciare a rispettare quel limite che esiste fra ciò che è doveroso raccontare e ciò che notizia non è.
Di Gaia Bottoni
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
- Tag: giornalismo, Italia
Leggi anche
“Attenti al lupo. Living together…”: continua l’emergenza lupi nel riminese
12 Dicembre 2025
Continua l’emergenza lupi nel riminese, la questione arriva anche ai media internazionali: le test…
Atreju, studenti di medicina protestano contro la ministra Bernini. Lei cita Berlusconi: “Siete solo dei poveri comunisti”
11 Dicembre 2025
“Siete solo dei poveri comunisti”, così la ministra dell’Università, Anna Bernini, risponde ad alc…
Clamorosa fuga dal carcere di Opera: il 41enne Toma Taulant evade per la quarta volta
11 Dicembre 2025
Le lenzuola, il rampino, i manici di scopa e il seghetto: la rocambolesca fuga di Toma Taulant dal…
Firenze, maxi truffa da 30 milioni all’onlus che gestisce la Cattedrale, il Battistero e il campanile di Giotto. 9 fermati
11 Dicembre 2025
30 milioni in sei mesi: vittima di questa truffa di Firenze, l’Opera di Santa Maria del Fiore, una…
Iscriviti alla newsletter de
La Ragione
Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.