Quel che è accaduto in Europa cambia la politica internazionale del tempo presente e a venire. E quando cambia la politica internazionale cambia anche quella nazionale.
Non sarà possibile tornare indietro. Quel che è accaduto cambia la politica internazionale del tempo presente e a venire. E quando cambia la politica internazionale cambia anche quella nazionale. Molto si ridisegna. Il rilievo da muovere non è che mentre in Ucraina si bombarda qui si litiga sul catasto.
Rilievo superficiale, inutile e dimentico del fatto che è normale, in democrazia, rappresentare interessi e idee diverse. Non è quello il problema, ma l’assenza di riflessione su quanto gli eventi esterni cambino la vita istituzionale e politica interna. Un errore già commesso nel 1989, quando il Muro crollò a Berlino. Un errore da non ripetere, ora che c’è chi prova a riedificarlo.
Dopo la presidenza di George W. Bush, gli Stati Uniti hanno virato verso l’isolazionismo. Ben prima di Trump, era stato Obama a guidare una ritirata lunga otto anni. L’ultimo sussulto si vide in Siria, quando si intimò ad Assad di non attaccare con i gas minacciando, in caso contrario, d’intervenire direttamente. Fu segnata una linea rossa. Fu superata: Assad gasò i civili a Damasco, nessuno intervenne e il rosso fu la vergogna d’Occidente.
Il menù mondiale offriva diversi tipi di conflitti, sanguinosissimi, ma la superpotenza statunitense non se ne interessava troppo, gli europei dicevano “diplomazia” e intendevano “economia”, così ci si poté rattrappire fra le mura di casa dove, del resto, non mancavano i problemi. La grande partita era finita. Ed era stata vinta. L’Unione Sovietica era schiantata. L’Europa riunificata. Si poteva tornare alle liti condominiali.
Fine di quella illusione. È stata breve ma bella, la stagione delle aperture e della globalizzazione. È stata buona parte della nostra vita e per i più giovani (fino ai quarantenni) l’intera loro vita, la loro ‘normalità’. È stato miope pensare fosse impossibile interromperla. Ora è finita. Siccome Putin perderà, siccome la Storia lo ricorderà come il distruttore della Russia, dobbiamo lavorare affinché il meglio di quel recente passato sia restaurato.
Ma senza riprodurne gli errori. Quindi fine anche dell’isolazionismo: nuove dottrine dovranno essere approntate. Una nuova generazione e una nuova classe dirigente dovranno fare i conti con la minaccia, l’aggressione, la guerra. Con il male che ci accompagna sempre, come il bene.
Cambiano anche, per diretta conseguenza, le faccende domestiche. Non è che non avessimo occhi per vedere, non è che non ci accorgessimo di quanti, in casa nostra, erano sponsorizzati dai russi di Putin, non è che non vedessimo il filo che lo univa a Trump. Tanto più che in casa nostra come in Francia, come negli Stati Uniti, i militi del putinismo facevano di tutto per farcelo sapere e per diffonderne l’ammirazione.
Più nascosta – ma visibile a occhio nudo – la mano russa nel referendum Brexit, che ha danneggiato ben più gli inglesi che non gli europei. Vedevamo, ma ci consideravamo forti abbastanza da poterci permettere quella roba. Un po’ come la febbre stagionale: prima la prendi e prima te la togli di torno. Ora le cose cambiano, perché era un cancro.
Il nostro è un mondo libero. Ci guardiamo bene dal togliere la parola ai putiniani. Anche perché più parlano più si vede che sono fascistelli riproducenti i più ottusi comunisti del secolo scorso. Parlino pure, ma non governino mai. Ci eravamo permessi anche di fare coalizioni che li comprendessero o di usarli come sfogatoio d’insoddisfazioni, ma il quadro cambia, il rattrappimento finisce, nel pandemonio provocato ci siamo dentro, questi hanno chiuso.
Fine. Chi li frequenta non potrà avvicinarsi ai governi, come non poterono avvicinarsi gli affratellati all’Urss. Non è un’opinione, ma sicurezza nazionale. Non siamo stati noi a resuscitare quel mondo.
PS La Lega è tante cose, che si possono apprezzare o meno. È stata anche dalla parte di Putin. È puerile supporre di far dimenticare. Non serve buttarla in caciara. Affrontino la questione apertamente e direttamente. Che abbiano sbagliato è indubbio. Il resto tocca a loro.
Di Davide Giacalone
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