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Scuola fuori tempo, un danno al Paese

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Scuola fuori tempo, un danno al Paese

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Scuola fuori tempo, un danno al Paese

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Il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ha usato un’espressione quasi brutale, per sollevare un problema che però in tanti (noi tra quelli) sentono di dover porre: l’aggiornamento dei programmi scolastici. «È inutile studiare quattro volte le guerre puniche e restare pericolosamente indietro nelle materie Stem (Science Technology Engineering Mathematics, ndr.)», il passaggio fondamentale del ragionamento del ministro. Non è una fissazione da ‘modernisti’ e chi scrive ha un profondo rispetto e personale passione per la storia classica. Di più, riteniamo fondamentale insegnarla ai nostri ragazzi.

Eppure, il ministro Cingolani ha messo il dito in una piaga.

Chiunque sia genitore di un adolescente vive l’imbarazzo dei ragazzi che – ciclo scolastico dopo ciclo scolastico – finiscono per studiare più volte l’uomo di Neanderthal prima ancora degli ‘egiziani’, dei ‘greci’ e dei ‘romani’. Non crediamo proprio che i nostri studenti siano così distratti o superficiali da non cogliere una ripetitività ormai fine a sé stessa, residuato di un’impostazione scolastica gentiliana totalmente superata dal tempo e – paradossale e incredibile al contempo – dalle stesse ripetute riforme degli ultimi decenni. Nessuna di queste, però, è riuscita a riscrivere i programmi in modo da accompagnare alla sacrosanta cura delle nostre radici due elementi fondamentali, in cui risultiamo gravemente carenti: l’analisi accurata del Novecento e una maggiore attenzione alle materie scientifiche. In tutta franchezza, ci sarebbe piaciuto trovare nelle parole del ministro Cingolani non solo il richiamo all’importanza dei digital manager ma anche allo studio del XX secolo, considerato che non approfondirlo significa far arrivare alla maturità ragazze e ragazzi di fatto inconsapevoli di chi, cosa e come abbia generato il loro mondo.

Lo abbiamo sperimentato sul campo, dedicando un’intera nostra pagina alla festa del 4 novembre e chiedendo a un campione di neolaureati cosa sapessero della Festa delle Forze armate e dell’Unità nazionale.

Praticamente nulla. È un esempio e potremmo farne mille altri, anche molto più vicini nel tempo: provate a chiedere ai vostri figli e ai loro amici cosa sappiano della Guerra fredda, del Muro di Berlino, del terrorismo in Italia, della contestazione giovanile, di Papa Giovanni XXIII, di John Fitzgerald Kennedy, dello spirito della Costituente italiana, del Vietnam, delle guerre del Golfo. Ci fermiamo qui, amaramente consapevoli di quanto la storia contemporanea nelle nostre scuole sia affidata esclusivamente al buon cuore dell’insegnante di turno. E anche al suo coraggio nello sfidare le probabili critiche di chi potrebbe sempre vedere in questi approfondimenti un retrogusto politico. Non dobbiamo dimenticare, del resto, che la scuola italiana di oggi è figlia anche del malinteso e devastante egualitarismo sessantottino. A dirla tutta, molto più che delle sopracitate riforme. Quanto alle materie Stem, scontiamo anche un grave ritardo culturale delle famiglie. Ancora oggi, per quanto possa apparire incredibile, molte ragazze vengono dissuase dall’iscriversi a istituti superiori o facoltà scientifiche da genitori che bollano determinate materie come ‘aride’ o comunque non adatte alle ragazze. Non lo diciamo noi, ci è stato più volte riferito dal rettore di una delle università più importanti d’Italia, fra le poche ai vertici delle classifiche internazionali. Ci vuole realismo e onestà intellettuale per aggiornare i programmi di insegnamento e non fermarsi alla moda dei riferimenti ‘digital’.   Di Fulvio Giuliani

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