AUTORE: Fulvio Giuliani
Ancora una volta dei trolley perfettamente integri, abbandonati fra i corpi, il sangue, i vestiti, gli oggetti personali di chi cercava una via di fuga dall’orrore.
I trolley, le valigie su rotelle, resteranno per sempre uno dei simboli del massacro dei civili ucraini, scientemente cercato in queste cinque settimane di follia.
I trolley abbandonati nella stazione di Kramatorsk, centrata da un missile arrivato dritto dall’abisso dell’abiezione umana. I trolley affianco ai pelouche, altra immagine devastante di questa guerra che sta ridisegnando il mondo.
I bambini che fuggono portano con sè orsacchiotti e altri compagni di una vita che non c’è più, strappata loro da un essere che non può più dirsi umano. Perché quello che vediamo e ascoltiamo, ciò che ci viene raccontato da chi guarda con i propri occhi e tocca con le proprie mani non è una guerra. È un procedere disordinato verso la regressione.
È un ‘Muoia Sansone con tutti i filistei’, il fallimento – l’ennesimo, diciamolo – di quel Paese che si credette superpotenza e si ritrovò in braghe di tela e oggi sta disintegrando la propria faccia, la propria dignità e la propria economia sull’altare di un dittatore ossessionato e del suo assurdo sogno imperialista.
di Fulvio Giuliani
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