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Grazie Gimbo, grazie Marcell!

Come commentare i 20 minuti più folli, emozionanti, sconvolgenti della storia dello sport italiano? Partendo dalla fine. Da quell’abbraccio fra Gimbo Tamberi e Marcell Jacobs in fondo al rettilineo dei 100 metri che hanno proiettato due ragazzi e un Paese in una dimensione che sino a tre giorni fa potevano soltanto sognare.

Grazie Gimbo, grazie Marcell!

Come commentare i 20 minuti più folli, emozionanti, sconvolgenti della storia dello sport italiano? Partendo dalla fine. Da quell’abbraccio fra Gimbo Tamberi e Marcell Jacobs in fondo al rettilineo dei 100 metri che hanno proiettato due ragazzi e un Paese in una dimensione che sino a tre giorni fa potevano soltanto sognare.

Grazie Gimbo, grazie Marcell!

Come commentare i 20 minuti più folli, emozionanti, sconvolgenti della storia dello sport italiano? Partendo dalla fine. Da quell’abbraccio fra Gimbo Tamberi e Marcell Jacobs in fondo al rettilineo dei 100 metri che hanno proiettato due ragazzi e un Paese in una dimensione che sino a tre giorni fa potevano soltanto sognare.
Come commentare i 20 minuti più folli, emozionanti, sconvolgenti della storia dello sport italiano? Partendo dalla fine. Da quell’abbraccio fra Gimbo Tamberi e Marcell Jacobs in fondo al rettilineo dei 100 metri che hanno proiettato due ragazzi e un Paese in una dimensione che sino a tre giorni fa potevano soltanto sognare.
Non c’è nulla di casuale in un doppio trionfo che è già leggenda e faticheremo ancora per un po’ a comprendere nella sua gigantesca portata globale. Sacrifici, lavoro, dedizione, nel caso di Tamberi la delusione devastante di cinque anni fa, alla vigilia di Rio 2016. Un appuntamento con il destino rimandato sino a ieri e suggellato da quel gesso portato in pista: nulla si dimentica, ma niente può fermare un fuoriclasse. Detto questo, neppure il più consumato fra i registi avrebbe potuto piazzare le due finali, considerato che quella dell’alto non è per sua natura dal timing preciso, a meno di 20 minuti l’una dall’altra. Con due Azzurri in lizza per l’oro. Chiamatele congiunzioni astrali, casualità che ti cambiano la vita, segni del destino, sta di fatto che Gimbo e Marcell avevano un appuntamento sulla curva della partenza dei 400. Gli Dei dello sport li hanno condotti per strade tortuose e imperscrutabili. Fino all’apoteosi, fino all’Immagine. Il fulmine e l’albatros. L’alto ci riporta alla leggenda di Sara Simeoni e a quelle braccia al cielo di Mosca ‘80, 41 anni fa. Alla sua tenacia, in un’Italia che guardava ancora le donne impegnate nello sport con la puzza sotto il naso. Quanto ai 100 metri, dove neppure Mennea e Berruti avevano potuto, cosa dire… sono da sempre la summa dello sport. Il momento che ferma il mondo e fa trattenere il fiato ai cinque continenti. Il lampo nelle notti olimpiche destinato a illuminare la storia di uomini e Paesi. Anche solo scriverlo: “oro nei 100”, provoca una sensazione senza pari, perché in quei 10 secondi scarsi c’è l’origine di tutto, il gesto più naturale e antico, la prova definitiva, il segno della Storia. Per tutto questo e quello che ci verrà in mente nei giorni a venire, grazie Gimbo, grazie Marcell.   di Fulvio Giuliani

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