Enrico Vanzina regista contro i conformismi
Il nuovo film di Enrico Vanzina è una sfida al conformismo del cinema italiano di oggi, ribaltando la solita narrazione per dare spazio a una commedia al femminile fuori da ogni canone.
Enrico Vanzina regista contro i conformismi
Il nuovo film di Enrico Vanzina è una sfida al conformismo del cinema italiano di oggi, ribaltando la solita narrazione per dare spazio a una commedia al femminile fuori da ogni canone.
Enrico Vanzina regista contro i conformismi
Il nuovo film di Enrico Vanzina è una sfida al conformismo del cinema italiano di oggi, ribaltando la solita narrazione per dare spazio a una commedia al femminile fuori da ogni canone.
Il nuovo film di Enrico Vanzina è una sfida al conformismo del cinema italiano di oggi, ribaltando la solita narrazione per dare spazio a una commedia al femminile fuori da ogni canone.
Una, due e tre. Tutte donne. E tutte belle. È l’ultima invenzione di Enrico Vanzina, un film commedia in tempi difficili. Titolo, “Tre sorelle”: uscirà il 27 gennaio su Prime Video. Un’occasione per intraprendere un viaggio al termine del quasi impossibile: sorridere ai tempi del virus.
Enrico Vanzina, non avvezzo ai conformismi, parte dal ridicolo. «C’è una frase – racconta – di uno scrittore francese: “Speriamo che il mondo rimanga ridicolo”. Se noi continuiamo a pensare che in tutte le manifestazioni umane – l’amore, la morte, l’amicizia, la fratellanza – c’è sempre qualcosa di ridicolo, allora si può ridere di tutto. O quasi. Con rispetto ma mettendo a fuoco quel po’ di buffo che si trova pure nelle tragedie. Un diritto che dovrebbe essere sancito dalla Costituzione».
Parlare di comicità oggi è fatica dura, non solo per il Covid. Anche per certi conformismi che esistono da anni. Il buonismo, ad esempio. «Quando questo film dovevo farlo per il cinema – spiega Vanzina – avevo chiesto a diversi attori importanti di interpretare il ruolo del maschio nelle “Tre sorelle”, un tipo cinico, e questi mi hanno risposto: “Eh no, è troppo spregevole”. Io saltavo sulla sedia alle loro risposte.
Perché il cinema si fa su personaggi come questo, sulle fragilità, sul cinismo e sulla cattiveria. L’idea che tra gli attori fosse passato il concetto d’interpretare un ruolo solo se politicamente corretto mi faceva impazzire. Io sono nato e cresciuto col cinema scritto da Age e Scarpelli, che frequentavo e che mi spiegavano che la commedia non deve mai essere moralista perché deve sempre tener conto delle ragioni degli altri senza giudicare».
Le “Tre sorelle” sono un racconto, molto attuale, che parla di donne. «Gli uomini – confida – lo fanno poco, io l’ho fatto. Nel corso della mia carriera ho realizzato tanti film con le donne ma nei film commedia da sempre pesano di più gli uomini come protagonisti. Perciò l’idea di fare una commedia romantica, con le donne protagoniste e che devono far pure ridere, mi è sembrata una bella sfida. A un certo punto della carriera uno si chiede: cosa vorresti ancora fare? Io volevo fare un film con le donne protagoniste e il maschio vicino di casa». Già, il maschio. Nei film della commedia all’italiana c’erano soprattutto le vicine di casa che combinavano, nella testa dei protagonisti, disastri e cose buffe. Vanzina ha ribaltato questa narrazione. E ribaltare richiede coraggio.
Tra gli effetti della pandemia secondo Enrico Vanzina c’è stata pure l’accelerazione della globalizzazione del racconto, che si è uniformato e segue canoni ripetuti. «Vorrebbero farci diventare tutti simili. Io uso invece queste nuove tecnologie per raccontare che dietro c’è qualcosa di unico. Una personalità, un punto di vista. Perché il cinema come prodotto da supermercato non ha senso».
Il cinema ha proprio questo di bello: la creatività. Una creatività che non esclude che Vanzina torni a fare il terzo atto di “Eccezzziunale… veramente”, il cult con Diego Abatantuono, realizzato anni fa con il fratello Carlo. «Il produttore vorrebbe tanto farlo ma ci sono delle cose che devono trovare d’accordo me, Carlo dall’alto e Diego Abatantuono. Se ci mettiamo d’accordo tutti e tre forse si potrebbe anche rifare». Tre, il numero perfetto.
di Massimiliano Lenzi
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