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Bruges e il turismo di massa, parla l’assessore Mieke Hoste

Le parole di Mieke Hoste, assessore al Turismo della città delle Fiandre. Il turismo di massa e le misure adottate a Bruges

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Mettere un freno al turismo di massa, addirittura batterlo, è possibile. Anche per una città d’arte. A indicare la via è Bruges, incoronata in un recente articolo di “The Telegraph” come una delle poche città europee ad aver saputo gestire il problema dell’overtourism, croce e delizia (anche per l’Italia) che ingrassa le casse delle amministrazioni e al tempo stesso indigna i residenti (soprattutto quelli del centro), spingendoli ad andare altrove. La recente contromisura presa dal Viminale prevede l’abolizione del check-in ‘fai da te’ e l’obbligo dell’identificazione de visu degli ospiti anche per gli affitti brevi. A Bruges, invece, la misura è da tempo più drastica: un’ordinanza del 1996 ha limitato la proliferazione di nuovi alberghi e dal 2002 è stato imposto un divieto assoluto per le case vacanza nel centro storico, noto come “l’uovo” per via dei canali concentrici che segnano l’antico corso delle mura medievali e riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

L’afflusso di turisti che ogni anno arrivano per visitare la città belga non è paragonabile a quello di Roma o Firenze, ma è comunque di tutto rispetto: nel 2023 i visitatori sono stati 8,3 milioni a fronte di una popolazione cittadina di circa 120mila abitanti. «Anche se Bruges non subisce un afflusso costante di visitatori come accade altrove, molte misure sono state adottate per mantenere accettabile la pressione», dice a “La Ragione” Mieke Hoste, assessore al Turismo della città delle Fiandre. Le limitazioni a hotel e case vacanza sono soltanto alcuni dei provvedimenti presi dal capoluogo belga per gestire il turismo di massa: «Le attrazioni all’aperto (barche turistiche, carrozze, furgoni panoramici) sono ad esempio regolamentate tramite disposizioni della polizia e la città applica un codice di condotta per chi organizza o guida tour turistici. Inoltre le crociere sono limitate a due scali al giorno, ci sono restrizioni per i negozi orientati esclusivamente ai visitatori e disincentiviamo il parcheggio di superficie. Preferiamo invece favorire eventi per distribuire il turismo, come la Triennale e il Winter Glow, l’utilizzo di barche elettriche e le zone pedonali e a traffico limitato» spiega ancora Hoste.

L’obiettivo è quello di promuovere un turismo di qualità: «In linea di principio tutti sono i benvenuti a Bruges, ma non incoraggiamo i visitatori giornalieri né le escursioni brevi da altri centri. La città si concentra sul turismo residenziale di più giorni, sia per svago che per affari, mirando a coloro che cercano esperienze autentiche e di valore». Il risultato è in controtendenza rispetto a quello di molte altre città d’arte europee: secondo recenti sondaggi i cittadini di Bruges sono generalmente molto favorevoli al turismo (dal 75 al 90%, a seconda delle domande), anche se il consenso è leggermente in calo rispetto agli anni precedenti. «La maggioranza dei residenti lo apprezza ancora, ma il sostegno a un’ulteriore crescita è in calo» sottolinea Hoste. «Posso dire che, fra le città d’arte, Bruges ha il numero più basso di residenti con piani concreti di trasferimento. Insomma, non si registra un esodo urbano forzato dal turismo».

di Giacomo Chiuchiolo

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