Curare il diffuso analfabetismo, parla l’imprenditore Davide Marciano
Con Davide Marciano, educatore finanziario e fondatore del progetto “Affari Miei”, parliamo di riflessioni controintuitive
Una vasta parte degli italiani si informa, vota, lavora e in generale vive seguendo soltanto capacità di analisi elementari: davanti a un evento complesso – la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale, lo spread – è capace di trarre soltanto un livello di comprensione minimo e basilare. Soffre cioè di analfabetismo funzionale e ciò causa un problema serio, poiché incide sulla formazione dell’opinione pubblica e quindi sulle decisioni che i cittadini sono chiamati a prendere sia nella gestione dei propri redditi che nell’espressione delle loro scelte elettorali.
Con Davide Marciano (di “Affari Miei”) parliamo di riflessioni controintuitive
La predisposizione a credere alle cospirazioni è innata nell’uomo e diventa quasi dominante nelle fasi di crisi sociale ed economica, perché si deve trovare qualche colpevole. Con Davide Marciano, educatore finanziario e fondatore del progetto “Affari Miei”, parliamo di riflessioni controintuitive. È inutile cercare di convincere un adulto, che si professa informato dei fatti, che le cospirazioni a cui crede non esistono. Avendo capacità logico-deduttive elementari, recepirà sempre e soltanto stimoli elementari.
«La frase “È colpa del mercato” funziona per esempio meglio di qualsiasi spiegazione più articolata che pure sarebbe necessaria per parlare di un tema complesso come l’economia» dice Marciano. «Assolve, perché sposta la responsabilità dal piano individuale a quello collettivo, e offre un nemico indefinito che può immediatamente essere impopolare e attaccabile. Non è un caso che il segretario della Cgil Maurizio Landini sia di recente tornato a parlare di patrimoniale, suggerendo di tassare all’1,3% qualsiasi patrimonio superiore ai 2 milioni di euro. Non serve entrare nel merito, spiegare che magari le persone con un patrimonio di questo tipo sono sì benestanti ma non necessariamente super ricchi, sottolineando che chi ha accumulato una certa ricchezza ha pagato e paga già tantissime tasse».
La massa dei social, affamata ogni giorno di indignazione a buon mercato, non riesce a recepire troppe variabili
La massa dei social, affamata ogni giorno di indignazione a buon mercato, non riesce a recepire troppe variabili. Gli serve qualcuno con cui prendersela, gli serve una cosa facile da capire. E la scuola arranca nel formare adulti consapevoli.
Commenta Marciano: «Non viene fatto molto per incentivare i professori a lavorare secondo standard elevati e quindi tanti giovani mostrano lacune nell’approcciarsi ai numeri e in generale a tutto ciò che gli sembra complesso come l’economia e la finanza. La cultura dell’egualitarismo – che ha di fatto legittimato il 6 ‘politico’ e ha trasformato scuole e università in fabbriche di titoli di studio – è arrivata a un punto di non ritorno e sembra difficile a oggi immaginare un cambiamento senza dolorose riforme. Riforme che avrebbero effetti dilazionati nel tempo, dato che l’età mediana della popolazione italiana è elevata (48 anni). A tutto ciò si aggiungono i tradizionali squilibri territoriali. Secondo l’ultima indagine Ocse-Pisa i giovani italiani non soltanto hanno competenze finanziarie al di sotto della media, ma evidenziano enormi differenze a livello territoriale, che vedono soprattutto il Mezzogiorno, e in parte anche il Centro, indietro rispetto al Nord».
Eppure i giovani avrebbero bisogno di una cultura in ambito economico-finanziario, se consideriamo che i Millennial e la Gen Z saranno le prime generazioni dal Dopoguerra a vivere mediamente peggio rispetto ai propri genitori. Con un mercato del lavoro più precario e frammentato e una competizione internazionale che riguarda anche le competenze, un’educazione finanziaria di base dovrebbe essere un elemento fondamentale di qualsiasi programma scolastico. La società civile appare troppo debole e vecchia per chiedere un cambiamento così radicale e i cittadini spesso non hanno gli strumenti culturali per comprendere le cause del proprio disagio. L’assenza di mezzi culturali è inoltre spesso collegata alla limitatezza dei mezzi economici.
di Antonluca Cuoco
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