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Europa al palo, «Vince ancora la retorica». Parla Gianluca Pastori

Gianluca Pastori (Università Cattolica): «Macron in cerca di leadership in Europa, Michel segue la strada della mediazione tra posizioni filoisraeliane e filopalestinesi»

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Solidarietà a Israele, ma anche aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza. È il difficile compromesso a cui sono chiamati i paesi europei in occasione di un delicatissimo Consiglio europeo convocato per discutere soprattutto della guerra in Israele. Pare che la questione si giochi – anche e molto – a livello linguistico, sulla scelta delle parole da utilizzare, soprattutto dopo l’incidente diplomatico tra Onu e Israele. «L’Europa è in stallo e accade tutte le volte che deve prendere una decisione e assumere una posizione chiara su una questione critica. La questione israelo-palestinese è tradizionalmente una fonte di divisione tra i Paesi Ue e la mediatizzazione degli avvenimenti degli ultimi giorni ha reso la situazione ancora più complessa», premette Gianluca Pastori, docente di Storia delle Relazioni tra Europa e Nord America, esperto di dinamiche europee e internazionali. Mentre l’Europa tenta di superare le divisioni interne, gli Stati Uniti non hanno esitato a schierarsi al fianco di Tel Aviv. «Sicuramente pesa la diversa organizzazione tra le due realtà. Gli Stati Uniti possono avere difficoltà di tipo dialettico tipico di una normale politica interna. Per l’Europa, invece, si aggiunge la dialettica tra Stati e, più si allarga l’Unione, più queste difficoltà di mediazione tra Paesi membri diventano problematiche», osserva Pastori.

In questa frammentarietà, il Presidente francese, Emmanuel Macron, ha tentato di creare un fronte comune in nome dell’antiterrorismo, paragonando in modo esplicito Hamas all’Isis e dunque pensando a una potenziale coalizione. Ma quanto è fattibile? «Personalmente la trovo un’opzione molto complicata da seguire. Piuttosto, il gesto di Macron si inquadra nell’ambito delle dinamiche interne all’Ue: la Francia sta cercando ancora una volta di riaffermare la propria leadership, soprattutto in un momento di difficoltà della Germania. Ma riuscire a convincere tutti quanti i partner europei che Hamas sia un’organizzazione terroristica e paragonabile all’Isis lo vedo estremamente difficile», spiega Pastori.

Intanto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nell’invitare i leader alla vigilia del summit aveva chiarito come l’obiettivo fosse «rimanere uniti e coerenti, e agire in linea con i nostri valori sanciti nei trattati». Parole che però sembrano più «una dichiarazione di intenti che la premessa a un’azione comune – sottolinea Pastori – La posizione di Michel richiama la tradizionale retorica europea. È significativo il fatto che arrivi proprio da un francese e da chi è vicino politicamente alle posizioni di Macron, ma tuttavia sembra suggerire una soluzione diversa da quella di Macron stesso: la ricerca di una convergenza piuttosto che di una condanna. La convergenza, però, si ottiene con la mediazione, cedendo qualcosa alle posizioni filoisraeliane e qualcosa a quelle più genericamente filopalestinesi»

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