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Guerra in Medio Oriente, “Ora si spara anche sulla Croce Rossa”

Il conflitto tra Israele e Hamas non risparmia neppure medici e soccorritori, come conferma la Federazione Internazionale Croce Rossa e Mezza Luna Rossa
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«In Italia c’è un detto che recita “Non sparate sulla Croce Rossa”. Quello che sta accadendo tra Israele e Gaza, invece, è che si stanno colpendo anche ospedali, medici e soccorritori». Ce lo conferma Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione Internazionale Croce Rossa e Mezza Luna Rossa. «In mezzo a divisioni e combattimenti ci sarebbe bisogno di un grande appello all’umanità: parliamo di centinaia di migliaia di civili che avranno bisogno di tutto nelle prossime ore, il carburante sta finendo. L’elettricità, acqua e cibo sono un altro problema e parliamo di un’area densamente popolata, oltre 2 milioni di persone – spiega Della Longa – È una ferita sanguinante quando vediamo le immagini o sentiamo i racconti dei nostri colleghi a Gaza». «Io ho appena sentito i colleghi della Mezza Luna rossa palestinese e la situazione è molto complicata in una Striscia di Gaza sostanzialmente bloccata. Quindi è difficile che solo portare aiuti umanitari necessari non sembra una questione all’ordine del giorno», aggiunge Della Longa. Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha confermato: gli ospedali di Gaza «rischiano di trasformarsi in obitori». «Sono termini e paragoni forti, ma che rispecchiano la realtà. I colleghi che operano in due ospedali a Gaza hanno spiegato che le riserve di carburante per i generatori porteranno elettricità alle strutture per due o tre giorni al massimo», spiega Della Longa. Una delle emergenze della guerra aperta tra Hamas e Israele, infatti, riguarda proprio il fronte sanitario e di soccorso ai feriti. «Mentre Gaza perde energia, anche gli ospedali perdono energia, mettendo a rischio i neonati nelle incubatrici e i pazienti anziani sotto ossigeno», ha affermato il direttore regionale del CICR per il Vicino e Medio Oriente, Fabrizio Carboni. Anche i generatori che alimentano il nosocomio, infatti, stanno finendo il carburante, le batterie sono scariche e la struttura, dopo lo spegnimento dell’unica centrale elettrica di Gaza, rischia di doversi fermare. «La situazione è molto complicata. Tra due o tre giorni non ci saranno più in funzione sale operatorie, sale dialisi o sale parto e questo farà la differenza tra la vita e la morte di centinaia se no migliaia di persone», prosegue il portavoce della Federazione Internazionale Croce Rossa e Mezza Luna Rossa, che sottolinea: «Bisogna pensare che anche prima dell’escalation militare iniziata con l’attacco del 7 ottobre, Gaza viveva già una condizione difficile, con ricorrenti chiusure nei confronti dell’esterno». Intanto aumenta il bilancio delle vittime anche tra il personale sanitario, l’ultima in ordine di tempo è stato un paramedico della Mezzaluna Rossa Palestinese che si trovava a bordo di un’ambulanza. Tra i primi 5 che hanno perso la vita tra operatori e Volontari, c’è stato anche un operatore della Stella di David Rossa. «Drammaticamente stiamo aggiornando un numero che non avremmo voluto neppure iniziare a scrivere. Sono vittime di bombardamenti che erano a bordo di ambulanze. Abbiamo dovuto chiedere ancora una volta il rispetto dei civili e delle ambulanze, ospedali e soccorritori: è un obbligo da un punto di vista legale, previsto dal diritto internazionale e umanitario», ricorda Della Longa. «Quello che stiamo vedendo ora e negli ultimi anni è che si è iniziato a sparare anche sulla Croce Rossa e quello che era un limite acclarato e invalicabile nel nostro vivere comune, cioè che i soccorritori erano in qualche modo sacri, come i civili, vediamo che non è più così in svariati contesti», conclude il portavoce Federazione Internazionale Croce Rossa e Mezza Luna Rossa.   di Eleonora Lorusso

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