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Andrej Pivovarov

Il dissidente russo Andrej Pivovarov: “Solo la società russa può fermare Putin”

Per fermare Putin non basteranno la resistenza dell’Ucraina e il sostegno dell’Europa. Ne è convinto Andrej Pivovarov

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Il dissidente russo Andrej Pivovarov: “Solo la società russa può fermare Putin”

Per fermare Putin non basteranno la resistenza dell’Ucraina e il sostegno dell’Europa. Ne è convinto Andrej Pivovarov

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Il dissidente russo Andrej Pivovarov: “Solo la società russa può fermare Putin”

Per fermare Putin non basteranno la resistenza dell’Ucraina e il sostegno dell’Europa. Ne è convinto Andrej Pivovarov

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Per fermare Putin non basteranno la resistenza dell’Ucraina e il sostegno dell’Europa. Ne è convinto Andrej Pivovarov

Per fermare Putin non basteranno la resistenza dell’Ucraina e il sostegno dell’Europa. Ne è convinto Andrej Pivovarov, dissidente russo di 43 anni, ex direttore del movimento Open Russia, arrestato nel 2021 e condannato nel luglio del 2022 a quattro anni di carcere con l’accusa di aver partecipato alle attività di un’organizzazione ‘indesiderata’. È uno dei prigionieri liberati a inizio agosto nello scambio fra Russia e Occidente e ora, da dissidente in esilio, continua la sua lotta al regime russo: «C’è una sola via per fermare Putin: l’opposizione della società civile russa, che dovrà spingere dall’interno chiedendo la fine della guerra e un cambio alla guida del Paese» spiega a “La Ragione”. «La guerra va avanti da quasi tre anni, Putin è ancora al potere e l’economia non sembra crollare. Sto lavorando per sviluppare una strategia affinché le persone possano dimostrare che la Russia non è Putin, che molti ora lo vedono come colui che sta portando il Paese in un vicolo cieco e che i russi all’interno si oppongono a ciò che sta accadendo».

Superata la soglia dei mille giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, l’elezione di Donald Trump getta una nuova coltre di incertezza sul futuro del conflitto: «In precedenza sapevamo che c’era un approvvigionamento stabile di armi per l’Ucraina e che c’era unità fra gli occidentali. Ora quell’unità non è più così sicura. Indubbiamente l’elezione di Trump potrebbe cambiare le cose». Così le affermazioni del futuro presidente americano sulla sua capacità di «imporre la pace in 24 ore» rischiano di sgonfiarsi nel giro di poco tempo: «L’idea che Trump sia un sostenitore di Putin è un mito. Credo che assisteremo a delle dure negoziazioni, che potrebbero portare a pressioni sull’Ucraina affinché accetti accordi di pace svantaggiosi. Ma potrebbe anche succedere che, in caso di pretese eccessive di Putin, possa arrivare una risposta ferma dagli Stati Uniti».

È dal 2004 che Pivovarov cerca di combattere Putin dall’interno. Lo ha fatto prima da militante del movimento Strategia-31 e del Partito della Libertà del popolo, poi come componente e poi presidente della rinata Open Russia. Nel 2021 è stato arrestato mentre era a bordo dell’aereo che avrebbe dovuto portarlo a Varsavia. Da allora ha vissuto tre anni in carcere, molti dei quali in isolamento: «È stato l’aspetto peggiore della detenzione. Ti lascia solo con i tuoi pensieri, sotto costante pressione e sorveglianza. Non è tortura, ma è un modo potente di esercitare pressione. I prigionieri politici in Russia sono trattati molto peggio dei criminali e degli assassini». Nonostante questo, la prigione non lo ha cambiato: «Come Varlam Šalamov che la considerava inutile, credo che la prigione non offra nulla di positivo. È semplicemente tempo perso. Ora sono libero da tre mesi e mi sto immergendo di nuovo nella vita con gioia».

Lo scorso primo agosto Pivovarov è stato uno degli attivisti russi liberati nel grande scambio di prigionieri organizzato fra la Russia e l’Occidente: «Non so sinceramente perché sono finito tra i prigionieri rilasciati. Ma credo che lo scambio fosse basato su questi fattori: persone che erano sostenute e che erano ben conosciute». Se lo aspettava? «Per me è stata una sorpresa: tutto ciò che è accaduto è sembrato un miracolo. Questo è il primo scambio di prigionieri politici nella Russia moderna, il che mi pone in una certa posizione di responsabilità: sono doppiamente impegnato affinché più scambi di questo tipo possano avvenire».

di Giacomo Chiuchiolo

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