
Influencer di un’eccellenza antica, parla Francesca Bardelli Nonino
Francesca Bardelli Nonino si occupa della comunicazione web dell’azienda di famiglia contribuendo a comunicare e trasmettere i valori della Nonino Distillatori, nata nel 1897. La grappa, un prodotto antico raccontato in chiave moderna
Influencer di un’eccellenza antica, parla Francesca Bardelli Nonino
Francesca Bardelli Nonino si occupa della comunicazione web dell’azienda di famiglia contribuendo a comunicare e trasmettere i valori della Nonino Distillatori, nata nel 1897. La grappa, un prodotto antico raccontato in chiave moderna
Influencer di un’eccellenza antica, parla Francesca Bardelli Nonino
Francesca Bardelli Nonino si occupa della comunicazione web dell’azienda di famiglia contribuendo a comunicare e trasmettere i valori della Nonino Distillatori, nata nel 1897. La grappa, un prodotto antico raccontato in chiave moderna
Francesca Bardelli Nonino si occupa della comunicazione web dell’azienda di famiglia contribuendo a comunicare e trasmettere i valori della Nonino Distillatori, nata nel 1897. La grappa, un prodotto antico raccontato in chiave moderna
Ci sono prodotti che oggi rappresentano l’eccellenza del Made in Italy nel mondo ma che fino a poco tempo fa venivano considerati ‘poveri’. Prodotti antichi le cui storie vengono (per fortuna) tramandate di generazione in generazione. E che rimarrebbero sconosciute ai più se non ci fosse qualcuno che le sappia raccontare e valorizzare. Come fa Francesca Bardelli Nonino, 34 anni, sommelier e aspirante ‘mastra distillatrice’ (tra i riconoscimenti: Premio America 2022, Digital Talent 2023, TedX Speaker, nei 40 tastemakers del futuro di “Wine Enthusiast”), nipote di Giannola e Benito Nonino, coloro che hanno ‘reinventato’ la grappa.
Alla sesta generazione di questa ‘famiglia della grappa’, si occupa della comunicazione web dell’azienda contribuendo a comunicare e trasmettere i valori della Nonino Distillatori, nata nel 1897. È nota come ‘l’influencer della grappa’. Ed è molto orgogliosa di esserlo: «Per me significa essere riuscita a trovare il modo per riportare questo distillato in auge nell’era moderna. Sono una grande sostenitrice dell’idea secondo cui non esistono prodotti vecchi ma solo narrazioni noiose» ci dice.
Francesca Nonino racconta online la storia della grappa omonima, che va di pari passo con quella della sua famiglia. Una storia in cui un’intuizione geniale ha rivoluzionato per sempre questo distillato: «I miei nonni Benito e Giannola capirono che per ottenere una grappa che non fosse “acqua di fuoco che brucia anche la fame”, ma piuttosto l’anima dell’uva nel bicchiere, avrebbero dovuto trattare la vinaccia non come una materia di scarto ma come una preziosa materia prima. Costruirono così una distilleria unica al mondo con 66 alambicchi discontinui artigianali, al solo scopo di riuscire a distillare vinaccia freschissima, ancora grondante, senza doverla stoccare».
Ma l’intuizione non si fermò qui. «Per rendere immediato a tutti il legame fra la qualità della materia prima distillata e il prodotto finale, pensarono di andare contro la tradizione. Tradizione che vedeva la grappa come il distillato di vinacce bianche e rosse mescolate insieme senza alcuna distinzione di vitigno. Per distillare invece le vinacce del vitigno più raro e prezioso del Friuli, cioè il Picolit».
Passare dalle parole ai fatti non fu però così semplice. «Quando mia nonna propose la sua idea ai vignaioli, la presero per matta. Si sentì rispondere che non avevano tempo da perdere dietro alle sue strane idee. Del resto erano abituati da generazioni a seguire uno stesso procedimento. Figuriamoci come avrebbero potuto reagire di fronte a qualcuno – per giunta una donna – che chiedeva loro di fare qualcosa di completamente diverso. Il “no” fu insomma secco e deciso».
Ma la signora Nonino non era tipo da perdersi d’animo al primo rifiuto: «Mia nonna era un puro distillato di passione ed energia. Invece che accettare il rifiuto e tornarsene a casa a mani vuote, volle parlare con le mogli di vignaioli. E proprio grazie a questa cooperazione fra donne riuscì a ottenere la prima vinaccia di Picolit separata dalle altre. Così l’1 dicembre 1973 i miei nonni crearono quella che oggi è conosciuta come “La rivoluzione della grappa”, dando vita alla prima monovitigno».
Nonno Benito, colui che ha reinventato il modo di intendere la grappa, è venuto a mancare l’8 luglio dello scorso anno: «Era un vero friulano. Mi chiedeva sempre di ballare con lui, ma da bambina mi vergognavo e rifiutavo sempre. Volevo che il primo ballo insieme fosse speciale, così gli chiesi di aprire le danze con un valzer il giorno della mia festa dei 18 anni. Ricordo che quando entrai nel salone lui mi aspettava in smoking: mi prese per mano e, sorridendomi, mi fece un inchino. Per lui il ballo era il suo linguaggio d’amore, so quanto ha significato quel gesto per lui. Non siamo persone di troppe parole, ma di gesti sì».
di Filippo Messina
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