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Putin va fermato ora, parla Marta Ottaviani

Il resoconto di due anni di guerra in Ucraina attraverso le parole di Marta Ottaviani, giornalista esperta di Russia e autrice
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Dal 22 febbraio 2022 sono trascorsi due anni, 730 giorni nei quali in Ucraina si è combattuto e si continua a combattere. A cambiare sono stati anche gli equilibri globali: «La Russia è diventata a tutti gli effetti una potenza assertiva, che ha invaso uno Stato sovrano. È vero che di recente il presidente Vladimir Putin ha affermato davanti al giornalista americano Tucker Carlson di non essere interessato a farlo con altri Paesi, ma in passato lo aveva detto anche dell’Ucraina. Oggi, inoltre, è in atto una crisi mediorientale dietro la quale lo zampino di Mosca è più che evidente. Per questo direi che la guerra a Kiev ha avviato cambiamenti ancora in corso» commenta la giornalista Marta Ottaviani, esperta di Russia e autrice di “Brigate russe. La guerra occulta del Cremlino contro l’Occidente” (Bompiani). Questo anniversario arriva anche a pochi giorni dalle elezioni in Russia e dalla morte di Alexei Navalny: «È un voto dall’esito scontato con la vittoria di Putin, ma c’è chi afferma che il suo obiettivo sia quello di superare persino l’80% di consenso. Potrebbe farcela» osserva Ottaviani. «Intanto perché non vi sono veri candidati di opposizione (l’unico, Boris Nadezhdin, è stato escluso per cavilli legali) e poi perché questa volta ai russi residenti all’estero non sarà concesso di votare. Sono stati infatti soppressi molti seggi presso le rappresentanze diplomatiche, per impedire a un milione di esuli di far sentire la propria voce. Quanto a Navalny, va sottolineato che in Russia se ne parla poco anche sui media: abbiamo visto le manifestazioni silenziose e quanti hanno deposto fiori in sua memoria, ma si tratta di una minoranza della popolazione. Come riferisce il “Moscow Time”, c’è anche chi, pur provando dispiacere, sostiene che tutto sommato Navalny se la sia cercata». Intanto sul campo le truppe russe hanno conquistato anche Avdiivka, mentre il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, parla di «situazione difficile». Per Ottaviani «Zelensky ha fatto il grosso errore di riporre troppe aspettative nella controffensiva, che di fatto non ha ribaltato la situazione». Nonostante una disponibilità a un negoziato, ventilata di recente dal Cremlino, «va considerato anche un altro aspetto: Putin mira chiaramente a conquistare tutta la fascia costiera ucraina che già nel 1783 Caterina II annesse alla madrepatria. Se l’Ucraina non entrerà nella Nato si vedrà erodere pezzo dopo pezzo il proprio territorio. Il processo di ingresso nell’Alleanza Atlantica potrebbe fermarlo e rappresenterebbe un deterrente per altre analoghe gravissime violazioni del diritto internazionale». Il processo di adesione non sarebbe comunque semplice: «Occorre soddisfare determinate caratteristiche: Svezia e Finlandia lo hanno fatto perché sono Paesi militarmente e civilmente estremamente progrediti. Lo stesso vale per l’ingresso di Kiev nell’Unione europea, ma Bruxelles deve prendersi un impegno concreto». Va infine considerata l’incognita delle elezioni presidenziali americane di novembre: «Se dovesse vincere Trump non sarebbe in discussione soltanto l’ingresso di Kiev nella Nato, ma l’esistenza della stessa Alleanza, quantomeno per come l’abbiamo conosciuta finora» conclude Ottaviani. di Eleonora Lorusso

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