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Vittorio Nocenzi

Vittorio Nocenzi e “Storie Invisibili”, la lente del Banco sulle storie dimenticate

Vittorio Nocenzi racconta “Storie Invisibili”, l’ultimo album del Banco del Mutuo Soccorso. Ascolta l’intervista

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Vittorio Nocenzi e “Storie Invisibili”, la lente del Banco sulle storie dimenticate

Vittorio Nocenzi racconta “Storie Invisibili”, l’ultimo album del Banco del Mutuo Soccorso. Ascolta l’intervista

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Vittorio Nocenzi e “Storie Invisibili”, la lente del Banco sulle storie dimenticate

Vittorio Nocenzi racconta “Storie Invisibili”, l’ultimo album del Banco del Mutuo Soccorso. Ascolta l’intervista

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Vittorio Nocenzi racconta “Storie Invisibili”, l’ultimo album del Banco del Mutuo Soccorso. Ascolta l’intervista

Dopo aver celebrato nel 2022 i 50 anni dalla fondazione, il Banco del mutuo soccorso (per tutti semplicemente Il Banco) torna da oggi con un nuovo album di inediti: “Storie Invisibili”. Tra i gruppi che hanno fatto scuola nel prog rock, il Banco è rimasto sempre fedele a sé stesso e questo nuovo lavoro ne è la dimostrazione: il tassello finale di una trilogia dedicata all’esistenza umana. A raccontarcelo è Vittorio Nocenzileader e fondatore della band: «Dieci anni fa, nell’annus horribilis del Banco, abbiamo perso Francesco Di Giacomo (una delle voci più belle della musica italiana, ndr.) e Rodolfo Maltese (storico chitarrista della formazione, ndr.). Io stesso ho avuto una grave emorragia cerebrale e mi avevano dato per spacciato. Sembrava che il Banco dovesse fermarsi lì. Quando mi sono ripreso, mi è sembrato importante ripartire affermando la bellezza, la meraviglia e l’importanza dell’esistenza umana».

L’idea di ricavarne una trilogia nasce da lì ed è stata portata avanti con determinazione in questi dieci anni, il tempo necessario a realizzare appunto tre album: «Prima “Transiberiana” nel 2019, poi “Orlando: Le forme dell’amore” nel 2022 e oggi “Storie invisibili”. Dopo il viaggio della vita e la celebrazione dell’amore, mancava un ultimo tassello: le storie vere dell’umanità, quelle che soltanto le persone comuni possono descrivere con le loro esperienze quotidiane». Questo disco è nato dall’esigenza di raccontare senza schemi o piani prestabiliti, come ci ha confidato Nocenzi: «Quando lavori con passione un’idea tira l’altra, come accade con le ciliegie. Non ho mai fatto calcoli su classifiche o vendite: la mia unica ambizione è sempre stata raccontare qualcosa con il cuore, qualcosa che avesse un senso e una funzione. Ho cercato di realizzare questo album con coerenza, mantenendo lo spirito del Banco, ma anche rinnovandone sonorità e scrittura».

Ascoltando i dodici brani, colpisce la cura di ogni dettaglio: dagli arrangiamenti essenziali (senza l’‘overproduzione’ tipica di oggi) al ruolo di ogni singolo strumento, tutto rigorosamente ‘suonato’ per davvero, in un intreccio perfetto con i testi. Un esempio di questa sinergia è “Capo Horn”, brano attraversato da un poetico suono di synth che ha ispirato l’intero racconto: «Spesso i brani nascono da un suono, perché alcuni hanno una forza evocativa intrinseca, sono veri e propri generatori di storie. Quel suono per me era l’Oceano Atlantico. Da qui l’idea di Capo Horn e del marinaio lontano da casa».

Nel corso della sua lunga storia, il Banco non ha mai smesso di esprimere il proprio pensiero e anche questo album non fa eccezione: «Non abbiamo mai preteso di essere i depositari della verità, ma ci siamo sempre impegnati a essere onesti nel dire ciò in cui crediamo davvero». Un’occasione in più per sfatare un mito radicato nella musica italiana: «In Italia da troppo tempo si pensa che i testi impegnati siano una prerogativa dei cantautori, spesso considerati deboli musicalmente, mentre le band avrebbero un grande impatto sonoro ma testi meno curati. Il Banco ha sempre cercato di rompere questa separazione, dando la stessa importanza a musica e parole. Perché altrimenti non è una canzone: o è una poesia o è un brano strumentale. Se è una canzone cantata, il testo dev’essere importante tanto quanto la melodia. E viceversa» sottolinea Nocenzi.

In un disco come questo anche la scelta del primo singolo, “Il Mietitore”, non poteva essere casuale. «Volevo dare finalmente dignità e nobiltà esplicita agli agricoltori. Oggi se chiediamo a qualcuno cosa pensa dei contadini, spesso emerge un’idea distorta: persone legate al passato, superate dalla modernità, quasi dei ‘falliti’. Eppure senza di loro non avremmo nulla. Forse “Il Mietitore” è anche la loro storia». Un forte legame con questa visione si ritrova nella copertina dell’album. Sotto la lente d’ingrandimento del salvadanaio (simbolo del Banco) appare un enorme campo di grano, con una donna africana intenta a mietere. «Nel 2010, mentre ero in Etiopia per una serie di concerti di beneficenza per solo pianoforte, ho scattato accidentalmente una foto che mi è rimasta impressa.

Ero lì per sostenere il lavoro del professor Aldo Morrone, che aveva aperto diversi ospedali e voleva costruirne altri. Quando abbiamo scelto il titolo “Storie invisibili”, quella foto mi è tornata subito in mente. Anche la copertina è una metafora: la lente d’ingrandimento del Banco serve proprio a rendere visibili tante storie dimenticate, attraverso la nostra musica».

Tra le vicende raccontate nell’album c’è anche un riferimento al conflitto in Ucraina con il brano “La casa blu”. «È l’Ucraina che resiste sotto i bombardamenti di una guerra fratricida e sanguinaria, una guerra che mai ci saremmo aspettati di vedere nel nostro tempo. Anche dal punto di vista musicale, è una scrittura particolare: per la prima volta ho sperimentato due melodie in contemporanea».

L’album sarà presentato al pubblico con due meet&greet, il 6 marzo a Milano (ore 18.30 presso Dischivolanti, Ripa di Porta Ticinese 47) e l’11 marzo a Roma (ore 18.00 presso Discoteca Laziale, Via Giolitti 263); e accompagnato da un tour

Queste le prime date annunciate:
7 marzo Milano, Teatro Dal Verme;
15 marzo Trento, Auditorium Santa Chiara;
22 marzo Alessandria, Teatro Alessandrino;
24 marzo Seriate – Bergamo, Teatro Gavazzeni;
28 marzo Busto Arsizio (Varese), Teatro Sociale;
29 marzo Varese, Teatro di Varese;
04 aprile Rezzato (Brescia), Cineteatro Lolek;
05 aprile Conegliano (Treviso), Teatro Accademia;
12 aprile Piacenza, Teatro Politeama; 5 maggio Catania, Teatro ABC;
6 maggio Palermo, Teatro Al Massimo; 7 maggio Agrigento, Palacongressi.

Ascolta qui l’intervista completa

di Federico Arduini

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