“La Chiesa non dispone di droni e missili, l’unica nostra arma è la preghiera”, parla il cardinale Crescenzio Sepe
Le parole del cardinale Crescenzio Sepe, a Leopoli (Ucraina) come inviato di papa Leone XIV, per le celebrazioni del 650esimo anniversario della fondazione della Metropolia

Risponde al telefono poco prima di lasciare Napoli in direzione Leopoli, martoriata da mesi di bombe, morti, dolore. Pochi minuti, perché ci sono gli ultimi preparativi per la missione di pace in Ucraina. Concetti chiari, come al solito. <<Vediamo quello che il Signore ci dirà di fare. Cercheremo di fare quello che possiamo, porto con me il cuore di Napoli>>, dice a “La Ragione” l’Arcivescovo emerito di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, che sarà nella città ucraina al confine con la Polonia nelle prossime ore, sino all’8 settembre, come inviato di papa Leone XIV, per le celebrazioni del 650esimo anniversario della fondazione della Metropolia.
La missione del cardinale Sepe non sarà solo di carattere celebrativo. Sono previsti momenti di preghiera per la pace, incontri con le autorità politiche locali – tra cui il sindaco di Leopoli –, una visita a un ospedale, poi a un cimitero di guerra e anche a una struttura di accoglienza. Alla presenza dell’Arcivescovo emerito di Napoli sarà inoltre posta la prima pietra di una nuova chiesa, dedicata alla Madonna della Misericordia. Un segnale di speranza, nonostante il conflitto in corso, mentre si combatte, si muore da anni. E non si giunge ancora una soluzione del conflitto che non contempli più armi e distruzioni.
Il cardinale Crescenzio Sepe: “La Chiesa non dispone di droni e missili, l’unica nostra arma è la preghiera”
<<La Chiesa non dispone di droni e missili, l’unica nostra arma è quella della preghiera. Insieme dobbiamo pregare per la pace, per dare speranza a questo popolo>>, ha spiegato il cardinale, confermando quanto raccontato alla stampa nei giorni scorsi. È arrivata una telefonata dalla Segreteria di Stato vaticana che gli annunciava la decisione del Pontefice di affidargli questo compito, espresso attraverso una lettera scritta in latino. D’altronde sin dal suo insediamento come Arcivescovo a Napoli, Sepe ha saputo tessere solidi rapporti diplomatici con Mosca e Kiev. Un patrimonio da mettere – se possibile – a disposizione della pace. <<Sono vecchietto, ma ho detto subito sì, perché ogni desiderio del Papa è un ordine>>, ha sottolineato il cardinale, aggiungendo che per il Pontefice la missione è importante per “mantenere viva la speranza cristiana chiedendo con perseveranza a Dio il dono della pace”.
Al suo ritorno è previsto un incontro in Vaticano con il Papa per un confronto sulla missione a Leopoli. Sepe è accompagnato dal suo segretario, don Roberto, e dal vescovo di Cerreto Sannita (Benevento), Giuseppe Mazzafaro.
Il porporato ha anche ricordato che Napoli si è mostrata vicina alla comunità ucraina (sono 43mila nel capoluogo campano). In città ad agosto è stata celebrata la giornata dell’indipendenza ucraina, presenti politici, artisti, intellettuali. Inoltre, negli anni passati la diocesi napoletana ha concesso agli ucraini una chiesa nel cuore del centro storico e lì si tengono le funzioni religiose sia di rito latino sia di rito orientale. Un’altra chiesa è stata data alla comunità russa per la celebrazione del rito ortodosso. La prima tappa della delegazione campana sarà in Polonia dove incontrerà il cardinale Stanislao Dziwisz, che è stato il segretario di papa Giovanni Paolo II. Poi il viaggio prosegue in auto verso Leopoli, dove nei giorni scorsi è stato ucciso il deputato ucraino ed ex presidente della Verkhovna Rada (il Parlamento di Kiev) Andriy Parubiy, figura di spicco delle rivolte filo-europee del 2004 e del 2014.
di Nicola Sellitti
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