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“La Cina tifa per la Russia, ma strizza l’occhio al pacifismo occidentale”

Un anno dopo la guerra: intervista a Marco Di Liddo, responsabile degli analisti del C.e.S.I., il Centro di Studi Internazionali
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Un anno dopo, la guerra non si ferma e sembra destinata a durare a lungo. Lo stesso segretario di Stato americano, Austin, parla di un altro anno di conflitto, che costringe l’Occidente ad estendere l’orizzonte. “Ci siamo dimenticati che le guerre sono sempre sanguinarie e lunghe – commenta Marco Di Liddo, responsabile degli analisti del Ce.S.I., il Centro di Studi Internazionali. – Basti pensare ai 20 anni di guerra in Afghanistan, anche se in quel caso si è parlato di operazione di stabilizzazione, o alle guerre nella ex Jugoslavia, iniziate nel 1991, o ancora alla stessa Ucraina, dove gli scontri sono iniziati molto prima del 24 febbraio del 2022”. Si è guardato con interesse al cosiddetto “piano di pace cinese”, che però è in realtà un position paper, quindi una posizione cinese con dichiarazioni di principio come l’integrità territoriale o il non ricorso alle armi nucleari, ma che serve soprattutto a Pechino a ribadire una sorta di posizione di compromesso: “Un piano di pace prevede che chi lo propone entri da protagonista in una crisi, cosa che la Cina non vuole fare perché ha interessi globali sia verso la Russia e l’Oriente, sia verso l’Europa e l’Occidente. È un difficile equilibrismo – avverte Di Liddo – perché Pechino sotto sotto tifa perché vinca la Russia se non altro per un riequilibrio mondiale a discapito degli Stati Uniti, ma ha interessi commerciali anche nei confronti degli stessi Usa e dell’Occidente”. “Ha comunque tre aspetti interessanti che partono da un negoziato che si basa su tre aspetti fondamentali: la rinuncia alle armi nucleari, che strizza l’occhio a un certo pacifismo; l’integrità territoriale ucraina e quindi il ritiro completo delle truppe russe e la restituzione dei territori occupati; l’ascolto delle istanze russe, quindi una Ucraina libera e indipendente, ma non parte della Nato. Vedremo se l’Occidente accetterà queste condizioni e soprattutto se la Russia rinuncerà ai territori annessi con il referendum”, conclude Di Liddo. Intervista a cura di Eleonora Lorusso

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