“L’America dell’oro” di Donald Trump, intervista a Gianluca Pastori, membro ISPI
“L’immigrazione rimarrà un tema centrale, ma dovrà fare i conti con i tribunali. Pronta una blank tariff anche con l’UE, ma sul fronte cinese Trump sarà cauto (e opportunista)”
Donald Trump inizia la sua (nuova) presidenza inviando una serie di messaggi chiari. Il primo è di ottimismo e sembra diretto a chi finora lo ha accusato di paventare scenari troppo negativi, accompagnati anche dalle sue ormai iconiche espressioni corrucciate. “L’età dell’oro degli Stati Uniti inizia oggi”, ha chiarito nel suo discorso di insediamento, salvo pronunciare queste parole con un tono molto più profondo rispetto al suo solito e sicuramente assertivo, come di consueto. Poi, però, il 47esimo Presidente ha ribadito i temi chiave della sua campagna elettorale e del mandato appena cominciato: sicurezza, lotta alla criminalità e all’immigrazione illegale (da lui sempre associate), linea dura contro quello che ha definito “l’establishment corrotto” e certa giustizia di parte.
«Tra i primi ordini esecutivi firmati da Trump ci saranno senz’altro quelli relativi all’immigrazione, definita dal neopresidente “un’emergenza nazionale”. Trump ha parlato di militarizzare il confine, quindi non potrà non agire su questo fronte», osserva Gianluca Pastori, docente di Storia delle relazioni politiche tra il Nord America e l’Europa all’Università Cattolica di Milano e di Storia delle relazioni internazionali nel Master in Diplomacy dell’ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. «L’interrogativo è se questa priorità sarà sostenuta nel lungo periodo e, soprattutto, se e cosa il sistema giudiziario farà per smantellare le politiche dell’Amministrazione in questo ambito. Non dimentichiamo, infatti, che già quattro anni le corti di giustizia agirono molto per limitare i suoi obiettivi e ambizioni», aggiunge Pastori.
A spiccare tra le novità del nuovo corso degli USA, però, c’è stata anche la presenza di personaggi del mondo dell’imprenditoria, tra i quali i tre uomini più ricchi al mondo (Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e Elon Musk), oltre ad alcuni (pochi) leader mondiali invitati personalmente da Trump, come Milei e Meloni: «Giorgia Meloni ha cercato di costruire un rapporto privilegiato con Trump e il fatto di essere stata l’unico capo di Governo europeo presente all’inaugurazione può rappresentare una conferma. D’altro canto non dobbiamo dimenticare che comunque l’Italia ha una serie di concorrenti importanti in Europa, per diventare il referente principale, sempre che Trump ne voglia uno», osserva l’esperto. A preoccupare le cancellerie del Vecchio Continente è lo spettro dei dazi: «Trump ha già ventilato una blank tariff, un dazio universale tra il 10 e il 20% su tutte le importazioni statunitensi, dunque anche quelle europee. Quindi ce da aspettarsi una conferma e le politiche commerciali saranno uno dei nodi più complicati da gestire nei rapporti tra USA ed Europa nei prossimi quattro anni – spiega Pastori – Il fronte economico è anche quello più caldo nei rapporti con Pechino: Trump è un opportunista, sa bene che non può permettersi una guerra a 360° con la Cina e in alcuni ambiti devono essere trovati margini di collaborazione. Ma sarà un dialogo limitato perché commercio, economia e tecnologia saranno questioni scottanti. Per questo penso che non abbandonerà Taiwan: non solo rappresenta una questione territoriale importante, ma un nodo fondamentale sul fronte proprio della possibile, futura competizione tecnologica tra Cina e USA”, conclude Pastori.
Di Eleonora Lorusso
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