Le contraddizioni di Tenco, parla Enrico de Angelis
Su Luigi Tenco si sono spese mille parole, sempre partendo da quella tragica fine nell’Hotel Savoy di Sanremo. Le parole di Enrico de Angelis, autore del libro “Lontano, lontano”
Su Luigi Tenco si sono spese mille parole, sempre partendo da quella tragica fine del 27 gennaio 1967 nell’Hotel Savoy di Sanremo. Un «coup de théâtre» come lo ha definito l’amico Gino Paoli in un’intervista recente. Il libro “Lontano, lontano” (Il Saggiatore) si propone invece di partire dall’inizio, da quell’anima buona dal talento eccezionale che è stato Tenco, attraverso lettere, racconti e interviste sulla sua vita: dal piccolo Luigi che impara a suonare il sax e che si cimenta come attore, fino al cantautore sempre combattuto fra la ricerca del successo e l’intransigenza.
«Purtroppo la sua tragica fine ha monopolizzato la comunicazione che lo riguarda, mentre ciò che a noi autori interessa davvero indagare sono la sua vita e la sua opera» ci racconta il giornalista Enrico de Angelis, autore con Enrico Deregibus di un volume che vuole raccontare «la sua vera storia, esemplare per qualità poetico-musicale e per lo stimolo che rappresenta per le nuove leve della canzone d’autore italiana». Il libro è un insieme di materiali per buona parte inediti (dai temi delle elementari alle ultime dichiarazioni durante il fatale Festival di Sanremo) che restituiscono un’immagine di Tenco lontana dai giudizi approssimativi di animo irrequieto o cantore della tristezza. Quest’ultima, spiega de Angelis, gli è rimasta attaccata addosso nonostante fosse universalmente conosciuto dagli amici come scherzoso e affabile: «Più che tristezza tout court sarebbe opportuno parlare di tenerezza vitale e positiva, melanconia più che malinconia. Quella che, con termini intraducibili, è chiamata saudade nella bossa nova brasiliana o spleen nella poesia di Baudelaire».
Questa biografia postuma non riuscirà certo a sciogliere i nodi e le contraddizioni che hanno sempre accompagnato Tenco fra il desiderio di notorietà e l’esigenza di combattere le regole del mercato discografico: «Entrambe le istanze erano ugualmente forti. Sono discrasie che emergono dalle sue stesse canzoni. Ma soprattutto il fatto stesso che la sua drammatica fine abbia troncato una carriera relativamente breve ci dice che evidentemente quella contraddizione non ha fatto in tempo a risolverla» osserva ancora de Angelis. E proprio a lui – membro del Club Tenco di Sanremo dall’anno della sua fondazione (1972) nonché per vent’anni anche direttore artistico – chiediamo di regalarci un finale diverso da quello tristemente noto, lasciando una sorta di messaggio in bottiglia al Tenco che avremmo voluto ancora fra noi per molto altro tempo: «Caro Luigi, quando in quella fine di gennaio del 1967 un giornalista autorevole scrisse che di lì a pochi giorni nessuno si sarebbe più ricordato di te, l’avresti mai immaginato che dopo oltre mezzo secolo saremmo stati ancora qui a ricordarti, a cercare di capirti e a cantare le tue canzoni? Ti saresti mai aspettato che le tue canzoni diventassero pietre miliari della cultura italiana, fra le più amate dalla gente? Proprio come volevi tu…».
di Raffaela Mercurio
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
-
Tag: musica, Musica italiana