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L’Isola, la cucina e lo specchio, parla Nino Formicola

Le parole del comico, attore e da oggi anche chef Nino Formicola che festeggia i suoi cinquant’anni di carriera cimentandosi in un nuovo format: “La cucina dei single”

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Comico, attore e da oggi anche chef. Nino Formicola, il Gaspare dell’indimenticata coppia con Zuzzurro (Andrea Brambilla), festeggia i suoi cinquant’anni di carriera cimentandosi in un nuovo format – “La cucina dei single” – per condividere una passione con il suo pubblico fedele, anche e soprattutto nei momenti di difficoltà. «Sebbene la cucina sia spesso associata alla condivisione, ho pensato di rivolgermi a tutti quei single privi di tempo che vivono nelle grandi città. E sono tanti. Io, che sono stato solo per sessant’anni, ho iniziato ad appassionarmi alla cucina ‘sincera’ perché anche se passi una vita in tutti i ristoranti di alto livello, a un certo punto ti viene pur voglia di pollo arrosto con le patate. Voglia di normalità».

Quella stessa normalità dissoltasi con l’addio forzato all’amico e socio di sempre, Andrea Brambilla, portato via il 24 ottobre 2013 da un carcinoma polmonare. «Quando Andrea è morto sono morto anche io» racconta Nino senza imbarazzi, ripensando al duo Zuzzurro e Gaspare che ha fatto ridere milioni di italiani. Da allora al dolore si sono aggiunte anche le difficoltà lavorative ed economiche che nel 2018 lo hanno portato a partecipare aL’Isola dei Famosi” (da cui uscì vincitore). «In questo lavoro è come essere sull’ottovolante: è molto complicato, se uno non vuole cedere a certe cose. “L’Isola” è stata l’occasione per dire al mondo “Guardate che io sono ancora vivo, lavoro, da solo ma lavoro”» spiega il comico, non di certo un caso isolato fra gli artisti (come Enzo Iacchetti, Alvaro Vitali, Gabriele Cirilli e tanti altri) che hanno ammesso disagi finanziari dopo essere stati sulla cresta dell’onda. La chiave è nel reinventarsi pur restando fedeli a sé stessi, una lezione che Formicola ha imparato sulla propria pelle: «Noi non siamo artisti, ma artigiani in grado di costruire risate. Chi si autodefinisce artista è presuntuoso. Ciò che conta è fare bene il proprio lavoro ogni giorno per far sì che il pubblico abbia sempre voglia di tornare a vederti. E attenzione: non in televisione, ma dal vivo. Il pubblico deve pagare un biglietto perché ha voglia di vederti e non soltanto perché in quel momento sei sulla cresta dell’onda».

Sullo stato attuale della comicità, Nino Formicola non ha dubbi che il politically correct abbia «reso impossibile far ridere. Sfottere e offendere sono due cose diverse, quindi uno se ne deve fregare: è l’unica maniera che conosco per fare oggi il comico». Non a caso cita un mostro sacro della risata mondiale come Mel Brooks, che di recente ha osservato che se avesse incominciato oggi a fare questo mestiere, avrebbe «scatenato soltanto proteste e grattacapi».

Di Zuzzurro e Gaspareindimenticabile duo del cabaret italianoresta nel cuore di Formicola una promessa: «Con Andrea avevamo un credo assoluto ovvero che il comico non debba mai avere una “D”: non dev’essere Del Nord né Del Sud né tantomeno Di destra o Di sinistra. Il comico si trova al di fuori di tutto, anche se questo implica rinunciare a una spalla o a un qualunque altro aiuto. Io di questo me ne vanto. Magari mi è costato, ma va bene così perché almeno posso guardarmi allo specchio e sentirmi a posto e in pace con me stesso».

di Raffaela Mercurio

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