Non femminista ma amica di donne e giovani, parla Claudia Parzani, presidente di Borsa Italiana
Le parole di Claudia Parzani, presidente di Borsa Italiana e senior advisor dello studio legale Linklaters, una delle donne più “potenti” d’Italia
Una delle donne più ‘potenti’ d’Italia, se vogliamo ragionare secondo lo schema classico che collega il potere – qualsiasi cosa esso sia – alle cariche ricoperte e alla rete di conoscenze. Al network, pardon, per parlare come oggi appare irrinunciabile.
Claudia Parzani, presidente di Borsa Italiana e senior advisor dello studio legale Linklaters, è soprattutto una testimone del processo di evoluzione della figura femminile nel mondo del lavoro in Italia. Senza sconti e scorciatoie. Una testimonianza preziosa, unita all’ossessione del tirar fuori i giovani dalla condizione in cui troppo spesso si trovano nel mondo del lavoro. «In altre culture esiste un’età in cui, dopo cariche importanti, magari cominci a fare charity, a dedicarti a uno sport o a ciò che ami e piano piano smetti di lavorare completamente o quasi. Imponi un cambio di qualità alla vita» sottolinea. «Noi non abbiamo questa libertà. La cultura dominante impone a persone anche molto senior di cercare sempre un nuovo lavoro e questo significa inevitabilmente non far spazio ai giovani. Paghiamo spesso un prezzo troppo caro a causa di questa cultura e di questi stereotipi che ingabbiano tutti, generi e generazioni. Andando per luoghi comuni e parlando di me: “Che brava, fai la presidente” ma visto che ho divorziato… allora subentra lo stereotipo secondo il quale ho sacrificato il matrimonio alla carriera. Di altre donne ci si permette di giudicare se non hanno figli: “Ovviamente hanno sacrificato la maternità”. Per noi donne questa è la pressione sociale. Gli uomini invece non possono mollare mai, devono essere sempre in gara, sempre ai posti di blocco. Devono sempre vincere. Questo è il loro destino».
C’è un tema generale di presenza femminile nel mondo del lavoro e quello particolare delle poche donne ai vertici. Claudia Parzani non va per il sottile: «I numeri sono sempre più risicati. Una decina di anni fa, quando ero alla presidenza di Valore D, c’erano forse più donne amministratrici delegate. Magari con uno stile che le voleva troppo conformate a quello maschile, ma oggi forse, se possibile, ne vedo meno nelle aziende. In quelle quotate credo negli ultimi anni siano diminuite passando da un piccolo 6% a un piccolissimo 3,5%. Anche le presidenze importanti, se così possiamo chiamarle, sono diminuite. E così alle poche che siamo toccano un sacco di cose per rappresentare il genere sempre meno rappresentato, al punto che ogni tanto penso che ci uccideranno (ride, ndr.). Io dico di sì a molte più iniziative di quelle a cui potrei aderire perché è importante per le più giovani vedere che ci sono anche donne. Sento il senso di responsabilità».
Partendo da quest’ultimo pensiero, è interessante sapere cosa pensi Claudia della lotta per la declinazione al femminile delle cariche: «Per tanti anni non ci ho fatto caso e non ne ho mai fatto una battaglia personale. Certo, ‘il’ presidente no, ‘la’ presidente sì, ma comunque siccome non puoi combattere tutte le battaglie, questa non era tra le mie priorità. Ma mi sbagliavo! Anche questa ha una ratio profonda. Quindi ora scelgo sempre il femminile. Perché ho imparato che anche la lingua ha un suo potere e un effetto su un bambino. Una volta mi hanno mandato un invito con scritto “Il presidente” e ho chiesto che correggessero in “La presidente Parzani”. Hanno risolto scrivendo: Parzani, virgola, Presidente, senza articolo a quel punto. Divertente e significativo».
di Fulvio Giuliani
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