app-menu Social mobile

Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Obiettivo inflazione 4%

Intervista a Vittorio Gaudio, direttore Asset Management Development Mediolanum. Il suo commento sul graduale calo dell’inflazione
|
Nell’Unione europea e nell’area euro cala l’inflazione, ma più lentamente di quanto fosse previsto. Del resto, quasi nessuno era riuscito a “leggere” il ritorno dell’inflazione a due cifre a cui abbiamo assistito fra il novembre 2021 e la fine del 2022. Banche centrali per cominciare, in tutta onestà. Queste ultime avevano scommesso su una fiammata di modeste proporzioni e sappiamo com’è andata, anche a causa di avvenimenti impronosticabili come la scellerata guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina e il conseguente uragano dei prezzi dell’energia. In Italia il costo della vita scende a un ritmo ancora inferiore che negli altri Paesi dell’euro. Le notizie arrivate venerdì scorso dagli Stati Uniti hanno inoltre agitato i mercati perché le previsioni per i prossimi mesi hanno smentito il diffuso ottimismo delle settimane precedenti. Appare evidente che dovremo fare i conti ancora per un po’ con un’inflazione elevata e questo comporterà per mesi politiche restrittive delle banche centrali. Vittorio Gaudio, direttore Asset Management Development Mediolanum, invita a un’analisi fredda della realtà: «Se torniamo a qualche mese fa, l’inflazione di oggi è già una sorpresa positiva. Siamo arrivati al picco e stiamo gradualmente scendendo. Dobbiamo abituarci a un processo di disinflazione complicato: pensare che l’inflazione vada al 3% a fine anno, negli Stati Uniti o nell’eurozona, lo ritengo molto… sfidante. Piuttosto, dovremmo pensare a un processo lento e a un punto d’arrivo un poco più alto di quello che indicano da sempre le banche centrali. Spero insomma che l’obiettivo del 2% sia ormai un modo di dire, perché se realmente volessero perseguirlo con determinazione significherebbe alzare i tassi in maniera radicale». Una prospettiva insostenibile per i mercati, ma anche per le famiglie. «Il percorso porta ai “tassi terminali” ovvero il tasso di approdo della fase restrittiva, che potrebbe essere intorno al 5,25-5,50% per gli Usa e al 3,50-3,75% per la zona euro. Una volta arrivati a quel livello, mi accontenterei di una stabilizzazione» osserva Gaudio. «Sarebbe auspicabile che dopo maggio ci fosse una pausa di riflessione per capire quanto questo aumento abbia prodotto in termini di effetti sul ciclo economico. Già oggi, rispetto ai minimi, negli Stati Uniti siamo saliti di 450 punti base. Se alzassimo di altri 50-75 significherebbe una delle restrizioni più profonde e veloci della storia recente. Impossibile che questo non abbia effetti sul ciclo economico, con un rallentamento nel secondo semestre». Torniamo all’accenno di Gaudio a un cambio di atteggiamento di fatto delle banche centrali sui target dell’inflazione: «Dopo la svista del 2021 nel prevederne il ritorno, le banche centrali hanno un tema molto forte di reputazione e credibilità. Se dovessero dire pubblicamente di aver cambiato l’obiettivo – non più il 2 ma il 4% – questo verrebbe visto dai mercati come un cedimento. A mio parere i banchieri centrali probabilmente sanno che il loro obiettivo non è più il 2%, ma non lo dicono. È una logica di comunicazione. Affermarlo in maniera esplicita sarebbe rischioso, per un tema di coerenza, reputazione e credibilità. Verrebbero sicuramente accusati di aver perso indipendenza dal potere politico. Per ora trovo giusto che tengano la loro posizione, almeno in termini di retorica». Di Fulvio Giuliani

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

LEGGI GRATIS La Ragione

GUARDA i nostri video

ASCOLTA i nostri podcast

REGISTRATI / ACCEDI