Russia al voto: “Putin a confronto con la coscienza civile russa”
Russia al voto con l’avversario principale: la coscienza del Paese. Ne parliamo con Marco Di Liddo, direttore del Centro Studi Internazionali-Ce.S.I.
I candidati ufficiali in corsa per il Cremlino sono quattro, ma ci si attende una vittoria con almeno l’80% dei consensi per Vladimir Putin. A un mese dalla morte di Alexei Navalny, però, le attenzioni sono rivolte soprattutto all’opinione pubblica: “Il voto è più un cerimoniale, l’ennesima incoronazione, un plebiscito e un rito collettivo-propagandistico del regime di Putin. Per questo l’avversario principale può essere la coscienza civile russa, soprattutto nelle grandi città, dove c’è un’onda emotiva legata alla morte di Alexei Navalny. Il rischio più grande per Putin è che, in contemporanea con le elezioni, si possano verificare manifestazioni anche estemporanee che dimostrino la voglia di un cambiamento all’interno del paese”, spiega Marco Di Liddo, responsabile esteri del Centro Studi Internazionali-Ce.S.I.
Yulia Navalnaya, vedova dell’attivista è esorta ad “andare al seggio elettorale tutti insieme, il 17 marzo alle 12:00”, sottolineando che “si può scegliere: votare un qualsiasi candidato che non sia Putin, annullare la scheda elettorale, scrivere ‘Navalny’ a grandi lettere”.
“È un appello importante, ma è difficile immaginare un terremoto, sicuramente non avrà effetti immediati. Oggi Putin ha superato la crisi di un anno fa, con il tentato golpe di Prigozhin: ha puntato la propaganda sull’andamento della guerra in Ucraina, che sta dando risultati positivi per Mosca. La storia russa dimostra che tutte le volte che un sistema di potere è caduto, lo ha fatto in concomitanza anche con sconfitte militari, come durante la Prima Guerra mondiale con il Giappone o il ritiro dall’Afghanistan che ha contribuito alla fine dell’URSS”, sottolinea Di Liddo.
Quanto ai candidati, sono ufficialmente tre, ma tutti deboli. Leonid Slutsky, 56 anni, leader del Partito liberaldemocratico, è conosciuto come l’“Harvey Weinstein” russo, a causa delle accuse di molestie sessuali da parte di tre giornaliste, dichiarate infondate dalla Duma, la Camera bassa del Parlamento: “È un uomo di estrema destra, con posizioni durissime specie su matrimoni omosessuali e diritti LGBT+; è un nazionalista che strizza occhio alla destra extra parlamentare, ma è anche stato a capo della commissione Affari internazionali della Duma, quindi non si discosta dalle posizioni russe specie sull’Ucraina e l’annessione degli Oblast”.
Nikolai Kharitonov, 75 anni, è il candidato più anziano al Cremlino, deputato del Partito Comunista: “Dà una parvenza di democrazia alle presidenziali, ma è legato a doppia mandata al potere. Attira il voto dei nostalgici o di chi non ha conosciuto il periodo sovietico se non tramite i racconti dei parenti o i libri di scuola, ritenendolo un periodo di gloria per il Paese”, spiega Di Liddo.
Quanto a Vladislav Davankov, 40 anni il 17 marzo, è il più giovane candidato, milita nel Partito Nuovo Popolo ed è vicepresidente della Duma. Già in corsa come Sindaco di Mosca nel 2023, ha ottenuto solo il 5,34% dei voti. “È meno appiattito rispetto alle posizioni di Putin e in politica estera, pur non essendo critico nei confronti della guerra in Ucraina, ha comunque un tono più conciliante, chiede pace e negoziati, ma è non un anti-bellicista. Conta, però, su un bacino potenziale di voti limitato”, dice Di Liddo, che aggiunge: “Putin è potenzialmente pronto a guidare il paese fino al 2036, è la sua salute. Il suo modello di leadership si rifà al Kazakhistan di Kassym-Jomart Tokayev, pur con le debite differenze: aspira a rimanere ‘padre della patria’, finché la salute glielo permetterà”.
di Eleonora Lorusso
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