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Titoli di Stato e tempismo, parla Christian Dominici

“Com’è oggi, il Btp è un prodotto correlato a una serie di rischi oggettivi, come quelli legati al mondo politico”. Parla l’esperto Christian Dominici
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Gli italiani sono tornati a innamorarsi dei Btp, complice il rialzo dei tassi che ha distolto l’attenzione degli investitori verso il mercato immobiliare. Il prodotto piace nonostante i Buoni del Tesoro poliennali garantiscano oggi rendimenti ancora molto distanti dal loro potenziale: il Btp a cinque anni prevede un ritorno del 2,7-2,8%, mentre quello a dieci anni del 3,2%. Questo perché le incognite sono ancora tutte da scrivere. «Com’è oggi, il Btp è un prodotto correlato a una serie di rischi oggettivi, come quelli legati al mondo politico. Del Mes, per esempio, che non sappiamo ancora se verrà ratificato oppure no» spiega Christian Dominici, commercialista e consulente di alcune importanti banche italiane. Esistono poi i rischi correlati al mondo dell’impresa, soprattutto in un Paese come il nostro dove l’inflazione è legata alla crisi delle materie prime: «Nei mesi passati ci raccontavano che l’inflazione era solo figurativa, che sarebbe stata breve. Stessa cosa della guerra in Ucraina. L’inflazione e la guerra purtroppo sono ancora lì per durare. A distanza di tempo gran parte dei traffici asiatici risulta ancora bloccato». Il nuovo rialzo dei tassi appena annunciato dalla Bce per il mese di luglio ha creato ulteriore scompiglio nei mercati, soprattutto a livello psicologico. «Ma bisogna dire che il 3% ci sembra molto soltanto perché arriviamo da un periodo in cui il costo del denaro era vicino allo zero. In realtà questi tassi sono ancora bassi, ragion per cui tenderanno a salire ulteriormente» spiega Dominici. Lo Stato dovrà essere bravo a sfruttare al massimo il momento: a implementare il Pnrr e a fare debito tramite i Btp, che al momento permettono di pagare tassi sufficientemente bassi. «Qualsiasi impresa, anche un colosso che fattura miliardi di euro, oggi paga al mondo bancario tassi molto più alti di quelli che paga lo Stato. In passato accadeva esattamente il contrario anche per aziende tripla A» puntualizza l’esperto. Un discorso che si può estendere alle Pmi, che con questi tassi d’interesse devono considerare i prestiti bancari ancora un’opportunità. La stretta creditizia – sulla scia dei fallimenti che hanno interessato le banche Usa – è già cominciata, pertanto in futuro ottenere del credito sarà sempre più difficile. Questo è il quadro per il mondo dell’impresa. E al piccolo investitore cosa conviene fare? «Come dicevo, l’ascesa dei Btp non è ancora terminata e quindi il risparmiatore fa bene a investire lì i propri soldi ma anche a tenere ferma una parte di liquidità perché fra qualche mese potrebbe trovare rendimenti ancora maggiori tanto nei Btp quanto nei lending corporate». Al momento sono diversi i bond emessi dalle imprese con ritorni ben superiori ai Btp; per questi ultimi si attende ancora il momento in cui potrebbe tornare utile fare trading sui prezzi di acquisto e di rivendita. «Ovviamente bisogna comprarli quando sono ancora molto bassi e non tenerli fino a scadenza, sfruttando quei momenti in cui salgono. Che poi è il lavoro che fanno i fondi. Negli anni passati ci sono state delle banche che, con tutto quello che hanno guadagnato in conto capitale, ci hanno scritto il bilancio per diversi anni» ricorda Dominici. Tutto questo grazie alla compravendita dei Btp: un amore risbocciato ma che, come tutti gli amori, può anche riservare dei tradimenti.   di Ilaria Cuzzolin

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