Trump il cinico pragmatico e lo stress test al Medio Oriente, parla la giornalista e scrittrice Marta Ottaviani
Marta Ottaviani: “In Medio Oriente Netanyahu è un predatore e come Trump sfrutta il momento di debolezza nell’area per la resa finale dei conti”
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Che la tregua fosse fragile era chiaro fin da subito, ma l’auspicio era che potesse durare di più. Invece rischia di saltare se “Se Hamas non restituisce gli ostaggi entro sabato a mezzogiorno”, come dichiarato dal premier israeliano, Netanyahu, che ha minacciato di ricominciare gli attacchi nella Striscia di Gaza finché “Hamas non sarà definitivamente sconfitto”. “Hamas e Israele hanno fatto saltare reciprocamente e più volte le ipotesi di accordo, ma ora Tel Aviv ha più da guadagnare dalla ripresa dello scontro: il premier Netanyahu ha ricevuto un prevedibile imprimatur da Donald Trump e può contare su una generale debolezza del mondo arabo, anche tra coloro che dovrebbero sostenere Hamas”, spiega Marta Ottaviani, giornalista e scrittrice. “L’Iran vive una crisi senza precedenti dalla Rivoluzione del 1979; in Libano Hezbollah è fortemente indebolito; in Siria è caduto il regime di Assad e Al Jolani non pare intenzionato ad appoggiare un’organizzazione terroristica la cui attività non è funzionale alla nuova leadership siriana – osserva Ottaviani – Netanyahu ne è consapevole e da predatore quale è, come Trump, ha tutto l’interessa a far saltare l’accordo”. Inoltre, “sa che, fatta eccezione per i familiari degli ostaggi, la maggior parte dell’opinione pubblica israeliana apprezza l’operato militare e di intelligence degli ultimi mesi”.
Ma a tenere banco è anche l’annuncio di Trump di “comprare” Gaza: “Occorre capire se sia davvero sua intenzionato a portare avanti un simile progetto e se gli si consentirà di farlo – commenta Ottaviani – Questa porzione di territorio ha sicuramente un appeal per un businessman che proviene dal mondo dell’edilizia, ma è attrattiva dopo decenni di conflitti? E poi da chi la comprerebbe? Lo status giuridico della Striscia è molto complesso. Che il leader della prima potenza mondiale, patria della democrazia, pronunci parole del genere è indice di grande incompetenza e la dice lunga sul periodo complesso e inquietante che si sta vivendo nell’ambito della gestione delle relazioni internazionali”.
Il vero obiettivo, piuttosto, è uno stress test a tutto il Medio Oriente: “Credo che Trump voglia la resa dei conti per capire chi sta dalla parte di chi, e soprattutto, che intenzioni hanno coloro che sostengono i palestinesi. Sia il mondo arabo che la comunità internazionale sono stati poco decisi nel voler risolvere l’annosa questione palestinese”. Per Ottaviani “Trump non è pazzo, è pragmatico al limite del cinico: ora attende una proposta alternativa alla sua ipotesi. Altrimenti dovremmo pensare che si tratti di un’operazione di ‘ingegneria delle migrazioni’ senza precedenti, gravissima in un’epoca moderna nella quale il diritto internazionale non dovrebbe essere in discussione”.
Il capo della Casa Bianca, dunque, chiama in causa direttamente Giordania ed Egitto, in quanto confinanti e possibili destinazioni di sfollati palestinesi: “Il Libano è ormai saturo, mentre il Cairo è il vero grande player della regione insieme a Riad, teoricamente avversa ai Fratelli musulmani. È una situazione estremamente complessa: Trump ne è consapevole più di quanto si immagini e proprio per questo è pronto a far saltare il banco, per ottenere il miglior risultato possibile per Israele e di riflesso per gli USA”, conclude Ottaviani.
di Eleonora Lorusso
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