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Un Giro d’Italia più aperto che mai, parla l’ex campione di ciclismo Claudio Chiappucci

“Il Giro d’Italia è molto aperto”, le parole di Claudio Chiappucci, volto noto del ciclismo italiano della prima fetta degli anni Novanta

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Come sempre: diretto, nei denti. Come quando al Tour de France si alzava sui pedali, scattando ai piedi di una salita. Senza ipocrisie, sul ciclismo, sul doping, sulla vita. Claudio Chiappucci è stato il volto del ciclismo italiano della prima fetta degli anni Novanta. Pochi campioni sono stati amati e popolari come lui. Aveva addirittura al seguito un tifoso personale (un tedesco di nome Didì) che si faceva chiamare El Diablo. Perché, durante una diretta della corsa a tappe più importante al mondo, il commentatore della tv francese disse: «I corridori stanno per transitare sotto il drappo rosso del diavolo. Quello dell’ultimo chilometro». Così lui pensò che se c’era il drappo mancava appunto una presenza mefistofelica. Andava quindi vestito da diavolo.

Claudio Chiappucci presenta a “La Ragione” il Giro d’Italia partito ieri da Durazzo, in Albania. «Certo, non c’è Tadej Pogačar che è il più forte di tutti. Ma resta il Giro, con tutto il suo fascino. E che anzi sarà perfino più aperto, come avvenuto sino a due anni fa. Vedo favoriti Ayuso e Roglič».

Claudio Chiappucci e il “caso Clostebol” di Jannik Sinner

La parte più succosa della chiacchierata riguarda il ‘caso Clostebol’ che ha portato alla squalifica di tre mesi per Jannik Sinner. Con il numero uno al mondo del tennis che torna oggi in campo agli Internazionali d’Italia. Nelle ultime ore è stata alimentata ancora la polemica sulla recente uscita pubblica (a “Le Iene”) di Federica Pellegrini. Secondo cui Sinner non si sarebbe dopato intenzionalmente ma avrebbe ricevuto un trattamento differente poiché è un campione amato. La “Divina” è stata criticata dal capitano di Coppa Davis, Filippo Volandri. A sua volta ‘ripreso’ da Matteo Giunta – marito ed ex allenatore della Pellegrini – che ha ricordato la squalifica del 2009 subita dallo stesso Volandri (fermato tre mesi per doping, con sentenza poi revocata dal Cas di Losanna).

Su questo argomento Chiappucci è – se possibile – ancora più netto del solito: «Se Sinner è innocente, perché è stato squalificato?» si chiede El Diablo. «Non riesco a capire: se ha ricevuto tre mesi di stop non si può ritenerlo innocente. La legge non ammette ignoranza, parlando di responsabilità oggettiva, quindi ci possono essere mille risposte. Il ciclismo è stato sempre preso di mira con il doping. Il ciclista positivo è da linciare, mentre a quanto pare non avviene lo stesso negli altri sport. Resta la disparità di trattamento. Non c’è bisogno di fare polemica, piuttosto serve ragionare sulle cose».

Il dualismo con Gianni Bugno

Il dualismo con l’altro campionissimo delle due ruote della sua epoca, Gianni Bugno, è stato il sale del ciclismo a cavallo fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. L’antagonismo è poi divenuto amicizia, lontano dai riflettori, lontano dai social. Nelle ultime settimane Bugno ha ringraziato pubblicamente Chiappucci. Per essergli stato vicino – l’unico – in uno dei momenti più difficili del grande corridore monzese. Che a seguito di un malore si è visto ritirare l’adorato brevetto da pilota di elicotteri.

El Diablo è intervenuto con tempismo. Ha tenuto in piedi l’ex grande rivale, rafforzando un legame che si è cementato nel tempo. «È un rapporto nato lontano dai social, basato su sentimenti umani, di vicinanza personale. Ho avvertito che c’era qualcosa di profondo che non andava. Non mi interessava certo essere morboso, piuttosto ho pensato di dargli fiducia, sostegno, aiuti che Gianni in quel momento non trovava da nessuna parte. Oggi si vive di tecnologia, di post su Instagram, ma non tutto ciò che rappresenta un cambiamento è davvero positivo».

di Nicola Sellitti

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