Un nuovo Medio Oriente “a trazione” turca nel dopo Assad, parla Marta Ottaviani
Parla Marta Ottaviani: “La Turchia è passata da Cenerentola isolata a potenza regionale di primo piano”. Le possibili conseguenze
Con la fuga di Bashar al-Assad, che ha trovato asilo politico in Russia, il Medio Oriente subisce un nuovo scossone. L’ascesa al potere dei ribelli guidati da Abu Muhammad al Jolani ha colto di sorpresa la comunità internazionale, nonostante alcuni segnali nei mesi scorsi. “Già in estate il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si era detto disponibile a dialogare con Assad, con la mediazione di Putin. Penso, però, che quello sia stato un ‘bacio della morte’: l’intento di Ankara era esattamente l’opposto, ossia destituire Assad, e Putin non lo ha colto”, spiega Marta Ottaviani, giornalista, già corrispondente dalla Turchia, autrice di “Brigate russe” e “Mille e una Turchia”.
Sulla portata del rovesciamento di potere in Siria Ottaviani non ha dubbi: “Potrebbe essere l’ultima conseguenza dell’attentato del 7 ottobre, anche l’Iran va osservato attentamente. Il cambio di potere, inoltre, chiama in causa direttamente il Cremlino, che ha offerto asilo ad Assad per almeno due motivi: il primo è che la Russia è stata il maggior sponsors di Assad negli ultimi anni, insieme all’Iran; il secondo è che Assad rappresenta ancora una minaccia, per quanto molto flebile, per chi sta prendendo il potere in Siria, quindi rimane una presenza potenzialmente fastidiosa per Damasco. Adesso il leader russo dovrà parlare con Erdogan. I rapporti tra i due Paese sono comunque ancora piuttosto saldi: mi aspetto un ribilanciamento delle alleanze”.
È proprio sugli scenari futuri che ci si interroga ora: “Quanto accaduto ha molte conseguenze: dimostra che Putin, concentrando le proprie energie nella conquista del Donbass e parte dell’Ucraina, ha dovuto rinunciare a una fetta consistente di influenza russa all’estero – osserva ancora Ottaviani – Inoltre è chiaro che l’Iran risulta indebolito. Teheran esce a pezzi da questa congiuntura: Hezbollah, sostenuta da Teheran, è fragile e non si sa per quanto ancora l’Iran potrà armare gli Houti. Tra l’altro l’Iran ha anche un grosso problema di infiltrazione degli apparati interni da parte di Israele. Infine, Khamenei è un leader spirituale che ha fatto il suo tempo e le altre fazioni del potere interno sono in lotta tra loro”.
Le attenzioni, invece, sono puntate sul nuovo protagonismo della Turchia: “Oggi è sicuramente il maggior azionista e protettore, di fronte alla comunità internazionale, del Governo di transizione che si sta instaurando in Siria”. Che sia la rivincita dell’Impero Ottomano su quello Persiano? “Pur essendo sempre molto cauta nel ragionare di categorie imperiali, è indubbio che Erdogan mirasse a creare una zona di influenza turca nel nord della Siria e, pur non avendola invasa, di fatto la considera un proprio protettorato. Con l’Iran sconfitto, è evidente soprattutto una mancanza, quella europea. Il Medio Oriente è stato un po’ lasciato a se stesso da Bruxelles: l’Europa non parla con una voce unica e anzi a ben vedere le uscite del presidente francese, Emmanuel Macron, lasciano più di qualche perplessità perché suonano come un compiacimento per l’azione dei ribelli. Sicuramente si può parlare di un neo-ottomanesimo che prende spazio”.
Su nuovo ruolo di Ankara Ottaviani conclude: “Ora sono molti gli attori che ora dovranno avere a che fare con la nuova Siria a trazione turca, dagli Usa a Israele, senza dimenticare Arabia Saudita ed Egitto: la Turchia, da Cenerentola isolata in Medio Oriente, si è riconquistata un posto di primo piano”.
di Eleonora Lorusso
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Tag: esteri, intervista