Miss Francia e l’altezza minima: perché le femministe sbagliano a impuntarsi
Le femministe francesi che hanno chiesto di togliere l’altezza minima come requisito per accedere a Miss Francia hanno fatto due grossi errori di valutazione
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Miss Francia e l’altezza minima: perché le femministe sbagliano a impuntarsi
Le femministe francesi che hanno chiesto di togliere l’altezza minima come requisito per accedere a Miss Francia hanno fatto due grossi errori di valutazione
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Miss Francia e l’altezza minima: perché le femministe sbagliano a impuntarsi
Le femministe francesi che hanno chiesto di togliere l’altezza minima come requisito per accedere a Miss Francia hanno fatto due grossi errori di valutazione
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Le femministe francesi che hanno chiesto di togliere l’altezza minima come requisito per accedere a Miss Francia hanno fatto due grossi errori di valutazione
Questa battaglia portata avanti dalle femministe francesi sui centimetri minimi richiesti per partecipare al concorso di Miss Francia è stucchevole ma soprattutto inutile alla causa. Anche quest’anno tra i vari requisiti richiesti per poter accedere al contest di bellezza d’Oltralpe c’è quello dell’altezza minima, fissata a 1,70 centimetri. Questa volta però – e non se ne capisce bene il tempismo – la cosa non è andata giù a un gruppo di attiviste per i diritti delle donne che si sono rivolte a un tribunale per richiederne la rimozione. Non del concorso, che avrebbe avuto pure senso, ma del limite dell’altezza. Il giudice in questione ha però ritenuto non ammissibile la loro denuncia perché “non discriminatoria ai fini dei diritti del lavoratore”. Ed è proprio in quest’ultimo passaggio che sta il tranello in cui sono cadute le femministe francesi dell’associazione Osez, che si è fatta portavoce di questa battaglia. Il vizio è di sostanza e non indifferente. Come si può infatti considerare un concorso di bellezza al pari di un datore di lavoro? Vero è che per molte, negli anni, il programma è stato un trampolino di lancio in alcuni campi come il mondo dello spettacolo e della moda ma Miss Francia resta quello che è, piaccia o no: un concorso di bellezza dove si giudicano fianchi, natiche, nasi, occhi, seni. Nulla di più, anche se ci vorrebbero convincere del contrario, obbligandoci (in Italia più nemmeno quello, dato che il programma viene trasmesso solo sul web) ad assitere a ridicole prove di cultura generale. Dopo le tante battaglie fatte per erigere il merito in cima alle caratteristiche di un candidato in cerca di occupazione, parlare di diritti del lavoratore quando si parla di un concorso di bellezza sarebbe come considerare quest’ultima un lasciapassare per l’accesso alla professione. E forse, in alcuni ambiti, sarà anche così ma un conto è saperlo (e non poterci fare praticamente nulla), altra cosa è regolarizzarlo. Nessun giudice potrà mai sentenziarlo, nemmeno tra le righe. La bellezza è piacevole, è qualcosa che capita e non si sceglie; è un talento ma non andrebbe considerata un merito. Di più, in certi casi appare persino immeritata.
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