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A Seregno “L’inferiorità mentale della donna” con Giovanna Gra e Veronica Pivetti. Prologo di Antonella Boralevi

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Antonella Boralevi apre la serata “L’inferiorità mentale della donna” con un prologo letterario sull’intelligenza femminile, di cui vi riportiamo il testo

Antonella Boralevi

A Seregno “L’inferiorità mentale della donna” con Giovanna Gra e Veronica Pivetti. Prologo di Antonella Boralevi

Antonella Boralevi apre la serata “L’inferiorità mentale della donna” con un prologo letterario sull’intelligenza femminile, di cui vi riportiamo il testo

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A Seregno “L’inferiorità mentale della donna” con Giovanna Gra e Veronica Pivetti. Prologo di Antonella Boralevi

Antonella Boralevi apre la serata “L’inferiorità mentale della donna” con un prologo letterario sull’intelligenza femminile, di cui vi riportiamo il testo

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Questa sera, 19 giugno alle ore 21.00, il Teatro San Rocco di Seregno ospita un evento culturale, dal forte valore simbolico e civile, nel contesto de La Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi. Dopo i saluti istituzionali del Sindaco Alberto Rossi e dell’Assessore alla Cultura Federica Perelli, il pubblico sarà accompagnato in un viaggio nella memoria e nella riflessione critica attraverso il prologo letterario di Antonella Boralevi, dedicato all’intelligenza femminile: una voce autorevole per introdurre una serata che smaschera, con ironia e rigore, i pregiudizi storici più radicati.

A seguire, lo spettacolo “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra con Veronica Pivetti, liberamente ispirato al trattato omonimo di Paul Julius Moebius. Un testo che, tra il grottesco e il tragico, restituisce il volto assurdo e spietato di una scienza che, in passato, si è fatta portavoce di teorie discriminatorie e violente verso le donne, elevandole a verità assolute.

Lo spettacolo è una denuncia, ma anche una celebrazione dell’intelligenza e della resilienza femminile. ed è proprio questa cornice che si inserisce con forza e sensibilità il prologo firmato da Antonella Boralevi, di cui riportiamo il testo:

Dunque ho 5 minuti per dimostrarvi che le donne hanno meno cervello degli uomini. Cominciamo. Ovvio che ormai chiunque, o quasi, sa che il cervello delle donne è leggermente più piccolo, dell 11% per la precisione. Inoltre, la neurologia (NYU Langone Health Paper 2025)  ci ha dimostrato  che questo piccolo cervello noi donne lo consumiamo facendo interagire la materia grigia da un emisfero all’altro. E qui le donne presenti in sala vedono bene che,in fondo, il nostro cervello ripete l’organizzazione della nostra giornata: si corre continuamente da un posto a un altro. Inoltre, essendo il cervello umano diviso in due emisferi, uno ,il sinistro, che presiede alla logi.ca e l’altro, il destro,  alle emozioni, secondo voi, noi donne, quale emisfero abbiamo più sviluppato?

In pratica, noi abitiamo nella leggerezza. Usiamo l’istinto. Non si dice forse “intuito femminile”? Ecco che questa conversazione a senso unico, e me ne scuso, che stiamo facendo insieme tocca il punto cruciale. Quello che compete alla mia esperienza e alla mia appunto competenza: le parole. Guardate, le parole sono le cose. Noi diamo un nome non alla realtà, ma alla idea che del mondo abbiamo.

Alle donne è sempre stata attaccata la parola “leggerezza”. È una donna “leggera” era l eufemismo che per quasi un secolo ha indicato una signora che vive come  le pare. “Leggero” è un insulto delicato che assorbe il concetto di scemaggine. E tuttavia, guardate, e se la leggerezza  fosse un valore? Di più, ci fosse  necessaria? Calvino, un uomo che molto piaceva alle donne ma che non so quanto di fatto fosse dalla nostra parte, lo ha teorizzato nelle sue “Lezioni Americane”, tenute a Harvard 40 anni fa. La leggerezza libera l’anima. “Prendete la vita con leggerezza, che la leggerezza non è superficialità, ma planare sulla vita dall’alto, non avere macigni sul cuore”.

Antonella Boralevi

Ora, non farsi dominare dalle emozioni è un valore, e chiunque specialmente chi si arrabbia di continuo, lo sa. Guarda caso, noi donne la leggerezza la indossiamo ogni mattina e la portiamo a letto con noi ogni sera. Andiamo a un’altra parola che la Storia e l’abitudine attribuisce alle donne. “Intuito” che in effetti spesso viene declinato insieme all’aggettivo “femminile”. Qui vale l’ormai assodata scoperta della scienza che le donne sono più dotate per le emozioni, ma spesso, quando un uomo si rivolge a una donna chiedendole “tu cosa pensi?” La domanda è solo all’apparenza  interrogativa. È in realtà una domanda  CONFIRMATIVA. Un uomo, di solito, quando chiedo il parere di una donna, ha già la sua risposta. Perchè il detentore della saggezza è maschio. La Sibilla era una ragazza leggera che dava responsi interpretabili in modi opposti, il saggio era Socrate, che tra l’altro predicava di sapere di non sapere.

Ma se l’intelligenza per le emozioni è donna, perchè Proust, Tolstoj, Dostojevski e persino Simenon, non hanno scritto saggi di logica, ma potenti romanzi che ci mostrano tutti gli anfratti del cuore umano? Per la legge della corrispondenza, Jane Austen avrebbe dunque scritto saggi di logica, altro che Orgoglio e Pregiudizio… E qui arriva la riprova di quello che sto asserendo.

Nelle parole. Di nuovo.

Quando un gruppo di maschi si mette a scambiare discorsi, la lingua dice che “parlano”. Quando lo stesso fanno le donne, si dice che “chiacchierano”. PARLARE implica la serietà, il Logos, cioè la Parola, è il principio di Dio nel Vangelo secondo Giovanni. Invece di cosa si CHIACCHIERA? Ma di scemenze, no? Il punto è definire quali sono le scemenze. Agli uomini la Storia ha assegnato i l Potere ( salvo rare regine…), la guerra, la responsabilità della sopravvivenza della specie attraverso la caccia. Alle donne sono rimaste le cose che non contavano nulla, che non servivano a nulla: le emozioni.

Ma oggi, guardate, è in corso la Rivoluzione. Oggi quasi tutti aspirano a emozionare e a emozionarsi. Oggi a pochi interessa il ragionamento. E non soltanto per la ragione che l’OCSE ci continua a mostrare ovvero che  sempre più persone non riescono a capire un discorso dove ci siano delle subordinate ( Il nome scientifico è “analfabeta funzionale” e il rapporto OCSE del 2024 ne assegna parecchi all’Italia, più di 1’4 di uomini e donne tra i 18 e gli 80 anni)

IL fatto è, secondo me, ma sono una scrittrice, la materia del mio lavoro è il cuore umano, e quindi sono di parte, che 80 anni di pace in casa nostra ci hanno permesso di dedicarci (almeno finora) meno a combattere e di più a vivere. E vivere è avere emozioni. Se l’anima pesa 21 grammi, il cuore pesa tutte le esperienze che hai fatto, tutte le persone che hai amato, tutti i tramonti e le montagne che ti hanno fatto piangere. 

E dunque? Dunque, come spesso si diverte a fare, la Storia ha fatto saltare il tavolo.

Noi, le donne, quelle sceme e leggere, siamo diventate detentrici del più formidabile attrezzo d’uso della nuova Era del terzo Millennio. Noi abbiamo quello che i maschi non hanno, per ora, ma va detto che si stanno sforzando di recuperare: 2000 anni almeno di esperienza nella gestione delle emozioni.

Quello che fino a poco fa era “scemenza” adesso è diventato “competenza”. E allora, vi domando e chiudo, come valutate un genere, le donne, che è capace di trasformare un MINUS in un PLUS? Una mancanza nell’OGGETTO DEL DESIDERIO di quasi tutti, da noi, nel per ora fortunato e pacifico Occidente? Siamo sceme?

Elisabetta Sgarbi

O siamo due volte intelligenti? Coraggio, uomini, prendeteci per mano. E camminiamo insieme dentro il Tempo che ci aspetta.

Nella proprietà di «togliere i macigni che abbiamo sul cuore», la leggerezza è un contrario della superficialità. E’ una forma di naturale prevenzione contro il rancore, l’odio e ogni sentimento negativo che solitamente prende facilmente il sopravvento nella nostra testa. Italo Calvino, nel suo libro Lezioni Americane, scrive: «Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore». 

di Federico Arduini

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