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Amici a prova di atomica

Niels Bohr e Werner Heisenberg, i due storici fisici uniti dall’amicizia e poi divisi dall’atomica

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Niels Bohr e Werner Heisenberg, i due storici fisici uniti dall’amicizia e poi divisi dall’atomica

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Niels Bohr e Werner Heisenberg, i due storici fisici uniti dall’amicizia e poi divisi dall’atomica

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Niels Bohr e Werner Heisenberg, i due storici fisici uniti dall’amicizia e poi divisi dall’atomica

Nel 1998, al National Theatre di Londra, sta per andare in scena la prima di uno spettacolo teatrale scritto da Michael Frayn e intitolato “Copenaghen”. Al centro della pièce c’è un incontro avvenuto nel 1941 nella capitale danese fra due personaggi, i cui destini (già incrociatisi in passato) tornano a intrecciarsi su due fronti opposti. Protagonisti dell’opera sono due fisici: Niels Bohr e Werner Heisenberg. Il primo, nato a Copenaghen nel 1885, è figlio del celebre fisiologo Christian Bohr e fratello di Harald, che diverrà uno stimato matematico dopo essere stato un brillante calciatore professionista (indossò la maglia della Nazionale olimpica danese). Anche Niels gioca come portiere, ma il suo destino è un altro: divenire un fisico. E non uno qualunque, ma l’autore della teoria nota come “Modello atomico di Bohr” che nel 1922 verrà insignito del premio Nobel. Fra i suoi allievi c’è un ragazzo di nome Werner Heisenberg, uno studente tedesco che nel 1924 si trasferisce a Copenaghen proprio per incontrarlo. Mentre trascorrono le loro giornate discutendo sulla filosofia della fisica dei quanti, fra i due nasce una sincera amicizia. Proseguirà anche quando Heisenberg torna in Germania, dove diviene docente prima all’Università di Gottinga e poi a quella di Lipsia, affermandosi come una delle più brillanti menti del suo tempo. Ma nel 1933, con l’ascesa al potere di Hitler, viene varato il decreto sul “Servizio pubblico professionale” che comporta l’allontanamento di molti insegnanti e colleghi di Heisenberg di religione ebraica (fra i quali Albert Einstein). Lui, che nel frattempo ha già ricevuto il Nobel, vorrebbe dimettersi in segno di protesta, ma viene convinto a restare per mostrare la propria resistenza al nazismo. Una posizione che lo rende facile bersaglio di feroci attacchi da parte della stampa di regime. A cambiare il suo destino è paradossalmente Heinrich Himmler, amico della famiglia di sua moglie, che nel settembre del 1939 lo riabilita inserendolo nell’équipe di sviluppo del programma nucleare militare tedesco. Nel 1941, mentre è impegnato nel progetto nazista, Heisenberg lascia la Germania per recarsi a Copenaghen e incontrare il suo mentore Niels Bohr. L’ex allievo rivela la propria partecipazione all’iniziativa voluta dal governo di Berlino per risolvere la guerra a proprio favore con un’arma atomica, fornendo anche i più piccoli dettagli. Inorridito, Bohr prima lo critica aspramente e poi lo caccia via, ponendo così fine alla loro amicizia.

Due anni dopo, costretto a lasciare la Danimarca occupata, Niels Bohr si reca negli Stati Uniti per collaborare al Progetto Manhattan, per il quale risulta preziosa la sua conoscenza dell’analogo programma messo in piedi dalla Germania. Proprio quello di cui gli aveva parlato Heisenberg. Il resto, purtroppo, è Storia. Dopo la guerra, Bohr rientra in patria per sostenere (lo farà fino alla fine dei suoi giorni) l’uso pacifico dell’energia nucleare. Heisenberg diverrà invece il presidente dell’Istituto “Max Planck” per la Fisica. Affermerà di aver aderito al programma nucleare tedesco contro la sua volontà. A sostegno di questa tesi – e in sua difesa – si pronuncerà anche Niels Bohr, l’ex amico e mentore. Se quel giorno a Copenaghen i loro destini non si fossero divisi, è lecito pensare che la Storia avrebbe potuto prendere una piega diversa. Ma questo resterà per sempre un dubbio senza soluzione.

Di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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