Gisèle Freund, uno sguardo costante sulla letteratura
| Cultura
Gisèle Freund, una grande fotografa che partendo dall’intuizione di Kafka riteneva la fotografia un’occasione in più per manipolare l’informazione. Tra i suoi ritratti personaggi famosi come Borges, Kahlo, Joyce, Neruda e Woolf.
Gisèle Freund, uno sguardo costante sulla letteratura
Gisèle Freund, una grande fotografa che partendo dall’intuizione di Kafka riteneva la fotografia un’occasione in più per manipolare l’informazione. Tra i suoi ritratti personaggi famosi come Borges, Kahlo, Joyce, Neruda e Woolf.
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Gisèle Freund, uno sguardo costante sulla letteratura
Gisèle Freund, una grande fotografa che partendo dall’intuizione di Kafka riteneva la fotografia un’occasione in più per manipolare l’informazione. Tra i suoi ritratti personaggi famosi come Borges, Kahlo, Joyce, Neruda e Woolf.
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AUTORE: Roberto Vignoli
Émile Zola, grande scrittore ed eccellente fotografo, vide nella fotografia il mezzo per poter finalmente comunicare la verità dei fatti. Gisèle Freund, grande fotografa e laureata in sociologia, partendo da un’intuizione di Franz Kafka che riteneva la fotografia un’occasione in più per manipolare l’informazione, scrisse il più importante saggio sull’argomento dal titolo “Fotografia e società” ed edito nel 1974.
Gisèle nacque a Berlino il 19 dicembre 1908 da una famiglia ebrea benestante che commerciava tessuti. Il padre Julius, grande appassionato, le regalò la prima fotocamera (una Voigtländer 6×9) quando aveva 17 anni e le contagiò l’amore per l’arte e la letteratura, che sarebbero diventate centrali nella sua carriera. All’Università di Friburgo studiò sociologia e continuò a Francoforte come allieva di Theodor Adorno; il primo frutto di questi studi fu quello di diventare una militante socialista e fu automatico utilizzare la fotografia come strumento della sua azione politica. Documentò gli attacchi dei nazisti alle manifestazioni del primo maggio del 1932 e divenne buona amica di Walter Benjamin e Bertolt Brecht.
Quando Benjamin decise di fuggire a Parigi per le persecuzioni razziali Gisèle lo seguì e trovò in Francia la sua seconda patria. Continuò gli studi universitari alla Sorbona e soprattutto continuò a fotografare: introdotta da André Malraux, fece i ritratti di importanti protagonisti della cultura e grazie a Adrienne Monnier, che gestiva l’importante libreria e centro culturale Casa degli Amici dei Libri, organizzò un matrimonio di convenienza per ottenere il visto e poter rimanere in Francia. In realtà divorziò subito dopo la guerra in quanto compagna di Monnier, poetessa, scrittrice ed editrice al centro della cultura francese e internazionale: le sue sedute di lettura pubblica ospitarono autori come Paul Valéry, Francis Scott Fitzgerald, André Gide, Ernest Hemingway, James Joyce. Di quest’ultimo pubblicò la prima traduzione in francese dell’“Ulysse” e Gisèle ebbe buon gioco nel fotografarlo, missione difficile perché Joyce non lo gradiva per niente. Di fatto le più belle foto dello scrittore irlandese sono della Freund, che riuscì persino a trasferirsi per tre giorni a casa sua per poter meglio svolgere il servizio.
Aveva comunque già acquisito grande visibilità internazionale per i suoi lavori a colori pubblicati sulla rivista americana “Life”, una delle poche al mondo a poterli pubblicare. E si trovò nella condizione ideale anche per fare un clamoroso servizio su Virginia Woolf, esposto alla National Portrait Gallery di Londra. Quando i nazisti arrivarono a Parigi fu costretta a fuggire ancora, prima in Dordogna e poi in Argentina, dove conobbe e fotografò Pablo Neruda e Jorge Louis Borges. Entrò a far parte della famosa agenzia Magnum ma dopo pochi anni fu licenziata in quanto socialista e si trasferì in Messico dove divenne amica di Frida Kahlo e molti altri artisti. Quando finalmente tornò in Francia, la patria di adozione, le fu riconosciuta la sua grandezza con le nomine a Officier des Arts et Lettres (1982) e Chevalier de la Légion d’honneur (1983), la più alta onorificenza dello Stato francese. Si spense a Parigi il 31 marzo del 2000.
di Roberto Vignoli
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- Tag: fotografia
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