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Il mondo saturato di Martin Parr arriva al Mudec

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Dal 10 febbraio al 30 giugno il Mudec di Milano ospita la mostra “Martin Parr. Short & Sweet” per coinvolgerci nel mondo saturato del fotografo inglese

Il mondo saturato di Martin Parr arriva al Mudec

Dal 10 febbraio al 30 giugno il Mudec di Milano ospita la mostra “Martin Parr. Short & Sweet” per coinvolgerci nel mondo saturato del fotografo inglese
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Il mondo saturato di Martin Parr arriva al Mudec

Dal 10 febbraio al 30 giugno il Mudec di Milano ospita la mostra “Martin Parr. Short & Sweet” per coinvolgerci nel mondo saturato del fotografo inglese
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La riconoscibilità delle foto di Martin Parr è immediata: al primo sguardo siamo catapultati nell’eclettismo umano, iper-enfatizzato dai colori saturati, zoom su dettagli inquietanti, riprese pop. Martin Parr è senza dubbio uno dei fotografi documentaristi più affermati e riconosciuti del nostro tempo. Il suo lavoro mescola amore e un pizzico di tenerezza per i dettagli più (all’apparenza) insignificanti del variegato genere umano con una feroce critica alla società contemporanea. Al Mudec di Milano, dal 10 febbraio al 30 giugno 2024, apre la mostra Short& Sweet, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e che vede Fondazione Deloitte come Institutional Partner, che ci catapulta nel mondo di Martin Parr attraverso oltre 60 fotografie da lui selezionate appositamente per questo progetto e presentate insieme al corpus di immagini della serie Common Sense, che lo ha reso famoso. Il fotografo satirico, lo si potrebbe definire. Riconosciuto e conosciuto per i suoi colori, non sono in molti ad essere a conoscenza dei suoi esordi con il bianco e nero: la serie “The Non-Conformists” apre la mostra con gli scatti del giovane Parr tra il 1975 al 1980. Ma non era da solo. A 23 anni si muove nella metropoli londinese insieme all’allora fidanzata (poi futura moglie) Susie Mitchell per documentare la vita dell’Inghilterra settentrionale, tra finto perbenisimo e la gabbia dorata dell’anglicismo di Stato.
© Martin Parr/Magnum Photos
Il periodo in bianco e nero continua con la serie “Bad Weather”, realizzato tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, in cui Parr indaga l’ossessione britannica per il maltempo immortalando acquazzoni e pioggerelline con una macchina subacquea. “Di solito ti viene detto di fotografare solo quando la luce è buona e c’è il sole e mi piaceva l’idea di scattare fotografie solo in caso di maltempo, come modo per sovvertire le regole tradizionali”, spiega Parr. Si passa poi agli scatti a colori che lo hanno reso celebre: da “The Last Resort”, reportage ironico condotto negli anni ’80 sulle spiagge di Brighton in un periodo di profondo declino economico in cui versava il nord-ovest dell’Inghilterra. Probabilmente, il vero testamento del fotografo inglese. La mostra si snoda in ordine cronologico in tutti i progetti che, meglio delle sue parole, raccontano l’eccentricità e l’occhio acuto del maestro Parr come la serie “Small World”, che indaga il turismo di massa, “Establishment” la più recente serie di Parr che indaga i cliché dell’establishment inglese ma anche “Life’s a Beach” (2013) con scatti provenienti dalle spiagge di tutto il mondo e dei corpi che lo animano. Un’occasione unica per conoscere il suo estro, il suo acume fotografico e il caleidoscopio della società contemporanea di cui siamo parte attiva – e papabile soggetto inconsapevole di un’instancabile Martin Parr. di Raffaela Mercurio

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