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La guerra fredda scritta a macchina. Il disertore sovietico che svelò all’Occidente una rete di microspie

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Questa storia inizia nel 1983. Mentre il mondo è diviso fra le luci sfavillanti della cultura pop e l’ombra lunga del confronto tra Est e Ovest. Il nostro protagonista è un anonimo disertore sovietico, che si presenta presso la Direction Générale de la Sécurité Extérieure, il servizio segreto francese

La guerra fredda scritta a macchina. Il disertore sovietico che svelò all’Occidente una rete di microspie

Questa storia inizia nel 1983. Mentre il mondo è diviso fra le luci sfavillanti della cultura pop e l’ombra lunga del confronto tra Est e Ovest. Il nostro protagonista è un anonimo disertore sovietico, che si presenta presso la Direction Générale de la Sécurité Extérieure, il servizio segreto francese

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La guerra fredda scritta a macchina. Il disertore sovietico che svelò all’Occidente una rete di microspie

Questa storia inizia nel 1983. Mentre il mondo è diviso fra le luci sfavillanti della cultura pop e l’ombra lunga del confronto tra Est e Ovest. Il nostro protagonista è un anonimo disertore sovietico, che si presenta presso la Direction Générale de la Sécurité Extérieure, il servizio segreto francese

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Questa storia inizia nel 1983. Mentre il mondo è diviso fra le luci sfavillanti della cultura pop e l’ombra lunga del confronto tra Est e Ovest. Il nostro protagonista è un anonimo disertore sovietico, che si presenta presso la Direction Générale de la Sécurité Extérieure, il servizio segreto francese. Porta con sé una rivelazione sconvolgente: l’Ambasciata francese a Mosca è completamente compromessa. Ogni conversazione, ogni sussurro, ogni documento digitato o scritto viene registrato e trasmesso direttamente al Kgb. Per i francesi la notizia è devastante. Le loro sedi diplomatiche sono state trasformate in un teatro di marionette nelle mani dei servizi sovietici.

L’informazione viene subito condivisa con gli americani, che reagiscono organizzando una bonifica totale della propria Ambasciata a Mosca. Tutti i dispositivi – dai computer ai telefoni, dalle telescriventi alle più semplici macchine per scrivere – vengono imballati e rispediti negli Stati Uniti in contenitori sigillati e classificati come “valigia diplomatica”. Uno status che impedisce qualsiasi interferenza da parte sovietica. Arrivate negli Stati Uniti, le oltre 10 tonnellate di attrezzature vengono affidate alla National Security Agency (Nsa). I cui specialisti passano al microscopio radio, telefoni e telescriventi.

Nulla viene trovato

Per la sorpresa generale, non verrà trovato nulla. Non un microfono nascosto, non un trasmettitore, non un singolo segno di intrusione elettronica. Poi, improvvisamente, il colpo di scena: il bug non è nei dispositivi di comunicazione avanzati, bensì in alcune semplici macchine per scrivere modello IBM Selectric. Ognuna di esse è stata abilmente aperta e richiusa senza lasciare segni visibili di manomissione. Al loro interno sono state installate microspie di precisione per monitorare la posizione della testina di scrittura. Ogni volta che viene premuto un tasto, l’informazione finisce memorizzata e poi trasmessa in pacchetti di dati su una frequenza insospettabile. Quella della tv di Mosca.

Quelle microspie sono peraltro un capolavoro di ingegneria elettromeccanica. Nonostante la miniaturizzazione elettronica sia ancora un punto debole della tecnologia sovietica, il Kgb è riuscito a sviluppare un sistema di intercettazione efficace e, fino a quel momento, impossibile da rilevare. Ma come sono state installate quelle cimici? Durante il transito in Unione Sovietica alcune di quelle macchine per scrivere erano state aperte e modificate alla dogana. Altre addirittura durante un viaggio in treno.

La scoperta rappresenta un duro colpo per i sovietici. Due dei loro sistemi di spionaggio più sofisticati sono stati smantellati in un colpo solo. Quello che aveva infiltrato l’Ambasciata francese e quello che, per anni, aveva permesso di leggere segretamente la corrispondenza americana.

Il disertore sovietico

Tutto grazie a un uomo. Il disertore che ha avvertito i francesi del pericolo. E del quale, a distanza di quarant’anni, non conosciamo ancora il nome. A suo modo è stato il protagonista di un’epoca in cui un semplice tasto premuto su una macchina per scrivere poteva decidere le sorti di un’intera nazione.

Con le comunicazioni digitali i metodi di spionaggio sono cambiati, ma la guerra delle informazioni resta più viva che mai. E, proprio come allora, la lezione resta la stessa: in un mondo di spie, il pericolo non è mai dove ce lo aspettiamo.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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