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La serie fotografica contro i pregiudizi

Delle donne cinesi che si fanno fare la pedicure da donne occidentali, una bambina bianca circondata solo da bambole dalla pelle nera. Due fotografi provano a rappresentare una realtà alternativa per abbattere il muro del razzismo e degli stereotipi. 
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La serie fotografica contro i pregiudizi

Delle donne cinesi che si fanno fare la pedicure da donne occidentali, una bambina bianca circondata solo da bambole dalla pelle nera. Due fotografi provano a rappresentare una realtà alternativa per abbattere il muro del razzismo e degli stereotipi. 
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La serie fotografica contro i pregiudizi

Delle donne cinesi che si fanno fare la pedicure da donne occidentali, una bambina bianca circondata solo da bambole dalla pelle nera. Due fotografi provano a rappresentare una realtà alternativa per abbattere il muro del razzismo e degli stereotipi. 
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Delle donne cinesi che si fanno fare la pedicure da donne occidentali, una bambina bianca circondata solo da bambole dalla pelle nera. Due fotografi provano a rappresentare una realtà alternativa per abbattere il muro del razzismo e degli stereotipi. 
  La presa dell’Afghanistan da parte dei talebani, tra gli eventi del 2021, ci ha fatto sussultare e chiedere come sarebbe stato nascere in quel Paese e vedere instaurarsi il governo del terrore dopo vent’anni di protettorato americano.  Non è sempre logico né scontato, ma ci sono sentimenti che aiutano a calarsi nei panni di esseri umani con storie e provenienze diverse: si chiamano empatia e compassione.  L’empatia ci fa immaginare di aver vissuto parte di una vita non nostra, di aver provato quel dolore o quella felicità, è una forma d’immaginazione utile per potersi sentire alla pari ad ogni altro essere umano, per intercettare il razzismo e gli altri atteggiamenti discriminatori come delle mere costruzioni mentali.    Da questa idea di fondo nasce una serie fotografica firmata da Chris Buck e Greg Semu, due artisti americani che hanno collaborato come uno solo. La serie per ora non è stata esposta ufficialmente, ma è un progetto pensato come un tutt’uno, in una narrazione univoca a quattro mani. I loro ritratti rappresentano una sorta di mondo alla rovescia, dove i ruoli che spesso immaginiamo cristallizzati in delle etnie specifiche, vengono ribaltati. È così che troviamo uno schiavista nero, che tiene imprigionati degli uomini bianchi e nudi nel suo podere, o ancora delle ragazze cinesi che ridono e scherzano mentre alcune donne occidentali, ai loro piedi, svolgono la pedicure.  Non sono scende assurde, non sono mondi fantascientifici o futuri distopici, ma sono sicuramente immagini ancora mai viste, impattanti, che ribaltano il mondo per come lo abbiamo conosciuto fino ad ora e ci fanno riflettere sulla provenienza del nostro tenore di vita e dei nostri privilegi.   La forza di questi scatti a quattro mani è quella di vedere la società da altri punti di vista, di svelare un sistema per quello che è sempre stato, perpetrato per secoli da delle dinamiche di potere. 

Let’s talk about race 2-  Chris Buck 

 

Greg Semu

Anche situazioni quotidiane, piccoli gesti come quello di comprare una bambola, diventano spunto di riflessione. L’esclusione sociale, infatti, non passa solo dai ruoli professionali o dal razzismo esplicito, ma anche dagli occhi di una bambina che non si vede rappresentata in un’offerta di cento e più giocattoli. 

lets talk about race

Let’s talk about race 1-  Chris Buck 

Le foto hanno suscitato molto scalpore, soprattutto negli Stati Uniti, dove il fotografo Buck ha ricevuto numerose critiche per il suo stile crudo di comunicare.  “Alcune persone hanno in qualche modo smontato le foto in un modo più letterale” ha replicato, “mentre dovrebbero vederle come un invito a osservare il mondo in modo diverso”.    di Sara Tonini

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