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L’emigrante italiano che fece grande la Disney

Quando Walt Disney capì di aver bisogno del talento del disegnatore italiano Clito – detto Clyde – Geronimi

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L’emigrante italiano che fece grande la Disney

Quando Walt Disney capì di aver bisogno del talento del disegnatore italiano Clito – detto Clyde – Geronimi

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L’emigrante italiano che fece grande la Disney

Quando Walt Disney capì di aver bisogno del talento del disegnatore italiano Clito – detto Clyde – Geronimi

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Quando Walt Disney capì di aver bisogno del talento del disegnatore italiano Clito – detto Clyde – Geronimi

Nel 1901, ai due capi del mondo e a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, vengono alla luce due bambini. Il primo nasce il 12 giugno a Chiavenna (in provincia di Sondrio) e prende il nome di Clito. L’altro viene al mondo a dicembre in un ospedale di Chicago e si chiamerà Walter Elias. Due neonati dai destini apparentemente lontanissimi – se non altro per motivi geografici – ma che invece per una serie di coincidenze finiranno per essere accomunati.

Alla base di tutto c’è un viaggio. Quello che i signori Geronimi, i genitori di Clito, intraprendono a bordo di una nave carica di speranza che li porta – insieme con tanti connazionali – in America. In quel nuovo mondo il piccolo di casa Geronimi (divenuto nel frattempo per tutti Clyde) si trova bene sin da subito. Sviluppa un talento naturale per l’illustrazione e il disegno e, una volta terminati gli studi, capisce di essere nel posto giusto al momento giusto. Negli anni Venti del Novecento gli studios americani hanno infatti appena scoperto le potenzialità del cinema d’animazione e quel ragazzo, che con una matita in mano fa miracoli, viene notato immediatamente. Lo ingaggiano i prestigiosi Hearst Studios di New York, una delle prime realtà a investire in quel nuovo filone cinematografico.

Qui entra in gioco l’altro bambino di cui scrivevamo all’inizio. Quel Walter Elias – che tutti chiamano semplicemente “Walt” e il cui cognome è Disney – che nel 1923 fonda i Disney Brothers Studios insieme al fratello Roy Oliver. Quando nel 1928 i due fratelli realizzano il primo cartone animato con sonoro sincronizzato (intitolato “Steamboat Willie”), il mondo dell’animazione cambia per sempre. Soprattutto Walt comprende che, per fare l’ulteriore salto di qualità, ha bisogno del talento di Geronimi. Anche perché nel frattempo il disegnatore italiano, oltre a realizzare le illustrazioni, ha iniziato anche a occuparsi in prima persona della regia dei suoi lungometraggi. Disney lo convince a trasferirsi da New York a Los Angeles e Geronimi lascia subito il segno: la sua prima opera è “I tre caballeros”, una pellicola commissionata alla Disney dal Dipartimento di Stato Usa nell’ambito delle politiche di avvicinamento con i governi dell’America Latina.

Dopo aver inanellato un altro paio di successi, nel 1950 arriva la grande occasione. Gli viene affidata la regia di “Cenerentola”, ambizioso progetto destinato a diventare il primo dei grandi classici Disney. Geronimi chiede carta bianca, per imprimere la sua visione al film. La ottiene e il risultato è straordinario. “Cenerentola” è un successo senza precedenti che sbanca il botteghino e riceve una candidatura al Festival del cinema di Venezia. L’anno dopo si ripete con “Alice nel paese delle meraviglie”, nel quale sovverte le regole realizzando una versione dai toni psichedelici che affascina la critica. Da lì in poi è un crescendo continuo. Da “Peter Pan” a “La carica dei 101” il regista italiano inanella un successo dopo l’altro, divenendo il nome di punta della Disney e un’autorità nel proprio settore.

A tutt’oggi Geronimi è il regista disneyano con il maggior numero di pellicole all’attivo, ma soprattutto viene considerato come uno degli artisti che più hanno influenzato il corso del cinema animato, contribuendo a sradicarlo dal cliché del semplice cartoon per proiettarlo in una dimensione più adulta e artisticamente elevata. Regalandoci, aggiungiamo noi, alcuni capolavori che sono parte della nostra vita.

Di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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