Che fine ha fatto l’intimo erotismo di una minigonna
La minigonna: erotismo ed emancipazione, temi che hanno interessato i più grandi psicologi e prodotto fenomeni socio-culturali ormai noti. Ma oggi sappiamo scindere davvero tra ciò che è erotico e fuori luogo?
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Che fine ha fatto l’intimo erotismo di una minigonna
La minigonna: erotismo ed emancipazione, temi che hanno interessato i più grandi psicologi e prodotto fenomeni socio-culturali ormai noti. Ma oggi sappiamo scindere davvero tra ciò che è erotico e fuori luogo?
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La minigonna: erotismo ed emancipazione, temi che hanno interessato i più grandi psicologi e prodotto fenomeni socio-culturali ormai noti. Ma oggi sappiamo scindere davvero tra ciò che è erotico e fuori luogo?
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La minigonna: erotismo ed emancipazione, temi che hanno interessato i più grandi psicologi e prodotto fenomeni socio-culturali ormai noti. Ma oggi sappiamo scindere davvero tra ciò che è erotico e fuori luogo?
Chi scrive è convinto che la minigonna sia tra le principali invenzioni del genere umano, al pari della ruota, della leva e della scrittura – mentre, per inciso, i jeans tagliuzzati e laceri rientrano piuttosto tra le inconfutabili prove del declino dell’Occidente. Onore dunque a Mary Quant. Ma la stessa minigonna fu concepita come simbolo di emancipazione e libertà, quale alternativa rispetto a quella più lunga degli anni Cinquanta, che copriva un po’ troppo le gambe femminili («il compasso del mondo», secondo la celebre definizione di François Truffaut).
Ora, è opinione diffusa che l’erotismo e il desiderio trovino pieno sviluppo e appagamento solo in un contesto di totale libertà. Su questo assunto molti pensatori della sinistra freudiana, da Wilhelm Reich a Marcuse, hanno costruito teorie grandiose e complesse.
Per il grande Sigmund, com’è noto, l’inconscio era poco meno di una cloaca di contenuti irriferibili e perciò da reprimere, secondo le comuni regole della vita civile. Quasi la bad company dell’io cosciente. Reich ribaltò lo schema: le pulsioni sessuali più profonde, soffocate dall’ipocrita società borghese, devono felicemente emergere nell’orgasmo, in un mondo finalmente aperto e libero. In questa logica, lo studioso inventò una specie di cofano in legno, che chiamò Cassa Orgonica, dove sigillare i pazienti per costringerli ad accoppiarsi. Finì in prigione.
Quelle teorie, vent’anni dopo, produssero i sudaticci carnai a base di droga e sesso libero della beat generation, tipo Woodstock o isola di Wight. Pacifismo a volontà, certo. Ma cosa c’era di erotico in tale promiscuità? Nulla. Quanto a libido e seduzione, molto meglio gli storici décolleté anni Cinquanta di attrici come Audrey Hepburn o Deborah Kerr: dove, se una spallina scivolava, era solo per una breve, casuale nonchalance, prontamente rimediata.
Prevedibile l’obiezione: ma allora dovremmo restaurare la Grande Repressione? Ma no, non del tutto, almeno. D’altronde, qualche ostacolo potrà sempre rianimare il maschio riluttante o debolmente motivato. In realtà il desiderio nasce dal riserbo, da un’idea di intimità, ovvero da un pudore che ha molto da nascondere. «L’epidermide dell’anima», diceva Victor Hugo. Starà all’intraprendenza del seduttore riuscire a scoprire, svelare, rimuovere veli e resistenze, aggirare impedimenti, per poi guadagnarsi finalmente l’accesso al Sacro Tabù. Sempre che ci riesca: quel felice esito non dovrà mai apparire automatico o garantito.
Al riguardo, potrebbe non guastare qualche freno di stampo cattolico. Recentemente papa Francesco – sempre attento a una sana letizia sociale – ha confermato il veto alle relazioni precedenti il matrimonio: oltretutto, poi, si arriva stanchi alla cerimonia. «Sono ateo, grazie a Dio» amava a sua volta ripetere il grande regista Luis Buñuel, che inventava situazioni di erotismo estremo e difficile, ambientandole nella clericale e chiusa Spagna franchista. Altro che sfumature di grigio.
Ripeto, la minigonna è un’invenzione geniale: quei pochi centimetri di tessuto che promettono (o ufficiosamente anticipano) senza ostentare possono risultare più interessanti di un nudo anche integrale, ma banalmente casto. Se però alla fine resta poco o nulla da violare, la virilità, già esuberante, vacilla e si ritrae, con gravi turbative d’asta. Quei ragazzetti che copulano con insulsa ilarità, ignari d’ogni suggestiva profanazione, si direbbero più sprovveduti che democratici.
Lo sanno bene certi legislatori, ora attivissimi nell’escogitare nuovi divieti: presto carezzare una natica sarà reato e sedurre una fanciulla dopo qualche bicchiere in più potrebbe configurare gli estremi dello stupro. A quel punto, anche se potrà sembrare contradditorio, qualche ostacolo legislativo sarà prezioso. Oltre, si capisce, a un “non comune senso del pudore”.
di Gianluca Caffarena
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