Magnum Photos Inc.
Magnum Photos Inc.
Magnum Photos Inc.
Il photoreporter David Seymour muore il 10 novembre 1956 assieme al collega Jean Roy, a El Quantara, durante la crisi di Suez, mitragliato da una postazione egiziana. Due anni prima, il 25 maggio 1954, era morto Robert Capa, ucciso da una mina a Sud-Est di Hanoi mentre seguiva la guerra in Indocina. Nel 1947 Capa aveva inventato e fondato la Magnum – che lui stesso definiva «una specie di organizzazione che non sia in nessun caso un’agenzia fotografica» – nel ristorante del Museum of Modern Art di New York (dedicando il nome Magnum al formato delle bottiglie che stappava in ogni occasione) insieme a Henri Cartier-Bresson, William e Rita Vandivert, Maria Eisner, George Rodger e David Seymour detto “Chim”. Con la morte di Capa quest’ultimo diventa presidente dell’agenzia. Nato a Varsavia nel 1911, il suo vero nome è David Szymin. Il soprannome “Chim” (che si pronuncia “scim”) è l’abbreviazione del cognome letto con la pronuncia corretta. Nel 1939 documenta l’esodo dei repubblicani spagnoli dagli Usa al Messico e si trova a New York quando scoppia la Seconda guerra mondiale. Decide di arruolarsi e sarà utilizzato come photoreporter dall’esercito americano; è in questa occasione che decide di cambiare nome, soprattutto per risolvere le complicazioni di una pronuncia slava.
Nel 1949 entra a far parte del gruppo Werner Bischof, un fotografo svizzero che aveva concentrato i suoi lavori fotografici sulle condizioni più disagiate della società: morirà il 16 maggio 1954, pochi giorni prima di Capa, in un incidente automobilistico durante un reportage sulle Ande peruviane. Un altro colpo durissimo per un’organizzazione nata da poco e che sembra già strangolata nella culla dalla crudeltà del destino. Eppure fin dal primo momento la Magnum Photos Inc. è una cooperativa di cui i fotografi sono proprietari: decidono autonomamente quale servizi realizzare, non devono obbedire a nessun datore di lavoro e soprattutto sono e saranno per sempre i proprietari dei diritti d’autore; in questo modo hanno voce in capitolo sulle didascalie e sulle inquadrature originali, che vanno rispettate. Segneranno l’inizio di una nuova etica nel mondo dell’informazione e, sebbene la strada da fare sia lunga ancora oggi, molti sono i meriti che vanno riconosciuti a questa filosofia di lavoro. È la rivoluzione che aveva sognato Capa sin dalla guerra di Spagna, quando ragionava sul fotogiornalismo con la sua compagna Gerda Taro, anch’essa grande fotografa e anch’essa morta prematuramente a soli 27 anni, schiacciata da un carro armato.
Nella nuova agenzia anche il metodo di lavoro è innovativo: si dividono il mondo per aree geografiche. A Rodger viene assegnata l’Africa, a Cartier-Bresson l’Asia, a Seymour l’Europa, a Vandivert gli Stati Uniti. A Capa viene assegnata la missione di pronto intervento nelle situazioni più complicate. Di questi eroi Cartier-Bresson, che invece avrebbe voluto fare il pittore, avrà la vita più lunga e piena di soddisfazioni. Una è anche curiosa: credendolo morto, il Dipartimento di fotografia del Moma organizza infatti nel 1945 una mostra fotografica postuma in suo onore e viene voglia di pensare che forse è stato questo errore a portargli fortuna e a rendergli più clemente il destino rispetto a quello dei suoi compagni d’avventura.
di Roberto Vignoli
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
-
Tag: Evidenza, fotografia
Leggi anche