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Meglio l’animale o l’uomo?

Oltre il 30% degli italiani ha un animale domestico. Ma perché li paragoniamo sempre all’uomo? Alcune spiegazioni, scientifiche e non

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Meglio l’animale o l’uomo?

Oltre il 30% degli italiani ha un animale domestico. Ma perché li paragoniamo sempre all’uomo? Alcune spiegazioni, scientifiche e non

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Meglio l’animale o l’uomo?

Oltre il 30% degli italiani ha un animale domestico. Ma perché li paragoniamo sempre all’uomo? Alcune spiegazioni, scientifiche e non

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Oltre il 30% degli italiani ha un animale domestico. Ma perché li paragoniamo sempre all’uomo? Alcune spiegazioni, scientifiche e non

Un concetto che ricorre e che talvolta si trasforma in assioma: «I cani sono meglio degli uomini». Una frase usata più per screditare l’essere umano che per sottolineare la dolcezza dei quattrozampe. Chiunque tenga con sé un animale domestico crea con esso una relazione spesso molto profonda, a volte però sbilanciata in una dinamica quasi genitoriale nei confronti del ‘figlio animale’.

Troppo spesso ci si meraviglia della fedeltà e della simpatia dei cani o dell’indipendenza e della amabilità dei gatti. Negli animali domestici si trova sempre qualcosa che rimanda a dinamiche umane sempre meno frequenti: la lealtà, la fiducia e la costanza. L’uomo non riesce insomma a fare a meno di cercare un paragone con la propria specie, a costo di rimetterci. Ma è un parallelismo empirico ed emotivo.

Uno degli ultimi dati a disposizione (fonte Eurispes) riferisce che il 32,7% degli italiani ha un animale domestico, in particolare un cane (42%) o un gatto (34,4%), per il quale spende fra i 31 e i 100 euro al mese, soprattutto per il cibo e il veterinario. La classifica degli ‘amici’ in casa registra un sorprendente terzo posto per i pesci (5,1%), seguiti da uccelli, tartarughe, conigli e criceti. L’elemento storico che accompagna questa riflessione viene dal lunghissimo percorso che l’uomo ha fatto, prima con i cani e successivamente con i gatti.

Una ricerca pubblicata dalla rivista scientifica “Current Biology” spiega come la domesticazione dei primi risalga a 40mila anni fa, quando accompagnarono i primi Sapiens nella migrazione dall’Africa durante l’ultima era glaciale. Il rapporto fra gatti e uomo risale invece a 9mila anni fa, come sottolinea uno studio del francese Centre national de la recherche scientifique. I motivi che davano origine a queste relazioni erano probabilmente pratici, ma il rapporto ha rapidamente preso una direzione empatica, rendendo costante nella vita umana la presenza di specie selvatiche.

Un’altra evidenza scientifica viene dai benefici psichici che derivano da questa relazione, che porta vantaggi alla salute mentale ed emotiva delle persone coinvolte, dato che l’interazione con gli animali è spesso associata a un aumento del benessere mentale e alla riduzione dello stress e dell’ansia. Non a caso nel 1867 – a Bielefeld, in Germania – è nata la pet therapy, la terapia assistita degli animali che aiuta determinati pazienti a recuperare l’equilibrio psicofisico, inducendo l’aumento di serotonina (l’ormone della felicità) e di ossitocina, implicando una serie di processi che mantengono la stabilità del nostro organismo.

La somma di questi argomenti forma una convinzione solida e inscalfibile, al punto da renderla molto più di un luogo comune. Il paragone è però irrazionale. Dietro a questo confronto c’è una protesta verso un genere umano tanto deludente. Dai nostri amici animali riceviamo il meglio, mettendoli nelle condizioni di potercelo donare, ma in realtà anche la maggior parte dei ‘padroni’ si comporta in modo affettuoso, esaltando proprio l’umanità nella sua migliore accezione. È la dinamica che crea questa formidabile empatia reciproca, ma il paragone in sé non esiste. Gli animali domestici possono essere una fonte di ispirazione, non un modello comportamentale da imitare.

di Lapo De Carlo

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