Pascal, un genio scientifico che ammoniva sull’incertezza della condizione umana
| Cultura
Viaggio nella complessa ragione di Pascal, anticipatore dei tempi (e del lockdown), con i suoi aforismi e le teorie sull’esistenza: “Nella condizione umana l’unica cosa certa è l’incertezza che è ineliminabile” diceva.
Pascal, un genio scientifico che ammoniva sull’incertezza della condizione umana
Viaggio nella complessa ragione di Pascal, anticipatore dei tempi (e del lockdown), con i suoi aforismi e le teorie sull’esistenza: “Nella condizione umana l’unica cosa certa è l’incertezza che è ineliminabile” diceva.
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Pascal, un genio scientifico che ammoniva sull’incertezza della condizione umana
Viaggio nella complessa ragione di Pascal, anticipatore dei tempi (e del lockdown), con i suoi aforismi e le teorie sull’esistenza: “Nella condizione umana l’unica cosa certa è l’incertezza che è ineliminabile” diceva.
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Voltaire lo definiva «povero pazzo» e «malato» ma Pascal con la “scommessa”, il divertissement, l’esprit de géométrie e l’esprit de finesse ci è più utile di Candido e di Pangloss per capire noi stessi e l’impazzito mondo che abitiamo. Qualche prova? Diceva ad esempio: «L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo». Cosa vi viene in mente? Sostituiamo vapore o goccia d’acqua con virus e avremo la nostra condizione attuale.
Rispetto a Pascal, però, abbiamo dimenticato qualcosa. Infatti aggiungeva: «Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e l’universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero». Proprio dai suoi “Pensieri” è tratto un aforisma terribile e venerando: «Tutta l’infelicità degli uomini ha una sola provenienza, ossia di non saper restare tranquilli in una stanza».
Scherzando potremmo dire che era un anticipatore del lockdown; in realtà, ciò che l’uomo non sopporta è sé stesso perché si rivela misero e senza redenzione. Ecco perché ricorre al divertissement, che non significa semplicemente divertimento ma distrazione. Ossia l’uomo distrae, cioè distoglie gli occhi da sé stesso come creatura che ha paura della morte.
Cosa resta? La scommessa su Dio. Solo che la scommessa di Pascal non è fatta a occhi chiusi. Quando il Cavaliere de Méré, giocatore d’azzardo, andò da lui per chiedergli perché vinceva se scommetteva che su quattro lanci di dado sarebbe uscito almeno una volta il sei mentre perdeva se scommetteva che su ventiquattro lanci di due dadi una coppia di sei sarebbe uscita almeno due volte, Pascal creò la teoria della probabilità e gli spiegò che nel primo caso le probabilità di vittoria erano pari alla metà dei lanci e nel secondo caso, invece, erano meno della metà. In pratica e in teoria Pascal disse che nella condizione umana l’unica cosa certa è l’incertezza che è ineliminabile. Dunque, è da stupidi credere di avere la vittoria in tasca o cedere libertà in cambio di sicurezza.
La condizione umana è più vicina alla finezza che alla geometria. Pascal, che era un genio della scienza, sapeva bene che il razionalismo è utile per controllare le cose, ma applicato alla vita morale produce più danni che risultati. L’ultimo passo della ragione, diceva, è riconoscere che ci sono un’infinità di cose che la sorpassano. È probabile avesse ragione.
di Giancristiano Desiderio
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