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Rileggere la storia usando la cacca

Grazie alla nuova scoperta pubblicata sulla rivista scientifica “Nature” , oggi a disvelare il passato dei dinosauri sono i loro escrementi

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Grazie alla nuova scoperta pubblicata sulla rivista scientifica “Nature” , oggi a disvelare il passato dei dinosauri sono i loro escrementi

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Grazie alla nuova scoperta pubblicata sulla rivista scientifica “Nature” , oggi a disvelare il passato dei dinosauri sono i loro escrementi

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Grazie alla nuova scoperta pubblicata sulla rivista scientifica “Nature” , oggi a disvelare il passato dei dinosauri sono i loro escrementi

S’è rotto un tabù. Più dei maestosi ritrovamenti ossei, a disvelare il passato dei dinosauri sono oggi i loro escrementi. Fino a spiegare come i giganteschi animali siano arrivati a dominare la Terra nell’era mesozoica, per 165 milioni di anni. È la scoperta di uno studio di settore senza precedenti, pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica “Nature”: «Le bromaliti (resti digestivi fossilizzati, ndr.) contengono una miniera di informazioni. Eppure finora è stata opinione diffusa, anche all’interno della nostra comunità, considerarli uno scherzo: si raccolgono perché è divertente. La gente vuole vedere i grandi scheletri, non la cacca» spiega Martin Qvarnström, il primo autore del paper polacco-svedese che ha sdoganato l’approccio alla materia. Milan Kundera scriveva che «la merda è il più arduo problema teologico». E pure paleontologico.

A onor del vero, oltre ai pregiudizi fino a pochi anni fa si scontava anche un’insufficiente strumentazione nei laboratori. Oggi però il team svedese dell’Università di Uppsala ha potuto decifrare le deiezioni in questione grazie all’uso innovativo della tecnologia di imaging ad alta risoluzione: in altre parole, una minuziosa analisi delle feci a un’era geologica di distanza. I ricercatori hanno dunque raccolto nel Sud della Polonia 532 bromaliti – che comprendono coproliti e regurgitaliti, cioè fossili di escrementi e vomito – assicurandosi che appartenessero a un’ampia varietà di specie. Tali reperti risalgono tutti a 200-247 milioni di anni fa: il periodo clou in cui i dinosauri comparvero sul pianeta e ‘in breve’ (30 milioni di anni) lo colonizzarono. Ebbene: soprattutto attraverso le coproliti si è potuto ricostruire questa dinamica evolutiva altrimenti irrisolta. «All’interno di questi resti abbiamo trovato tracce di materia organica, piccoli insetti, perfino pesci: è sbalorditivo poter ricostruire l’alimentazione dei dinosauri in modo così accurato». Associare le feci al corrispettivo animale è più intuitivo di quel che si potrebbe immaginare: «Se ne individuiamo una lunga 30 o più centimetri in un sito ad alta concentrazione di fossili, ci sono pochi dubbi al riguardo».

Il quadro che ne emerge è sorprendente. E riscrive le teorie scientifiche che a oggi attribuivano l’inarrestabile ascesa dei dinosauri alle loro capacità fisiche e predatorie. In realtà, era soprattutto questione di dieta. Lo studio recente ha esaminato anche le bromaliti di proto-rettili coevi come il dicinodonte (un antenato delle tartarughe), che si nutrivano prettamente di conifere. I primi dinosauri mangiavano invece di tutto, contando in particolare su un menu a trazione vegetariana e variegata: dalle felci ad altri tipi di piante in base alla necessità. A lungo andare, un vantaggio darwiniano determinante rispetto alle rigide abitudini delle specie rivali.

La loro estinzione ha lasciato così campo libero ai grandi sauri, fino al gigantismo planetario e alla successiva ramificazione in erbivori e superpredatori. «La prova di tutto questo è nell’impronta biologica accumulata, proprio a partire da quel che in origine era cibo: la fotografia di una transizione globale verso l’ecosistema che sarebbe perdurato fino al tardo Cretaceo» si legge su “Nature”.

Senza feci e rigetti nessuno ci sarebbe mai arrivato. È tempo di dare dignità scientifica anche a loro.

Di Francesco Gottardi

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