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Scuola di progressiva ignoranza

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Mezzo secolo fa le fonti basilari dell’informazione provenivano da una tv che disponeva di soli due canali, da tre canali radio Rai oltre a Radio Vaticana, dai giornali e da una scuola i cui corsi erano segnati dal tanto biasimato nozionismo

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Scuola di progressiva ignoranza

Mezzo secolo fa le fonti basilari dell’informazione provenivano da una tv che disponeva di soli due canali, da tre canali radio Rai oltre a Radio Vaticana, dai giornali e da una scuola i cui corsi erano segnati dal tanto biasimato nozionismo

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Scuola di progressiva ignoranza

Mezzo secolo fa le fonti basilari dell’informazione provenivano da una tv che disponeva di soli due canali, da tre canali radio Rai oltre a Radio Vaticana, dai giornali e da una scuola i cui corsi erano segnati dal tanto biasimato nozionismo

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Il dubbio shakespeariano è della prima ballerina della Scala. «Ma chi è ’sto Magellano, è esistito veramente?». Un’étoile che, non avendo fama pari a una Carla Fracci o a una Fanny Cerrito, rimedia con una notorietà da reality tv. Il frammento su «’sto Magellano» mi arriva da una blobbata e mi fa rimbalzare alle scuole elementari. Quando lessi un libro che mi strappò il cuore. “Con Magellano intorno al mondo”. Mi sono quindi chiesto quale sia oggi il livello medio di acculturazione.

Vale a dire cosa si sia sedimentato nella memoria dei trentenni del terzo millennio (età della suddetta ballerina). Un tempo che mai come prima offre tante ‘piattaforme’ informative da cui attingere. Mezzo secolo fa le fonti basilari dell’informazione provenivano da una tv che disponeva di soli due canali (rigorosamente in bianco e nero), da tre canali radio Rai oltre a Radio Vaticana, dai giornali e da una scuola i cui corsi erano segnati dal tanto biasimato nozionismo.

Non voglio passare per un vecchio babbione passatista che rimpiange tutto del passato perché – inconsapevolmente – rimpiange la giovinezza (che in realtà «si fugge tuttavia»), ma è sempre più avvilente constatare come l’ignoranza avanzi a grandi passi come il nulla nel deserto dei Tartari di Buzzati. Un’inchiesta di una ventina d’anni fa dimostrava come a scuola i maturandi di quell’anno scolastico conoscessero un terzo dei vocaboli conosciuti dai loro coetanei di trent’anni prima. Una perdita che condizionava poi la costruzione del pensiero (formato appunto dalle parole).

Temo che nei vent’anni successivi si siano perse per strada altre parole. Non è grave che l’attuale prima ballerina della Scala non conosca Magellano. È grave che si possa ipotizzare di conseguenza che non possegga strumenti per esprimersi politicamente con cognizione di causa. In un servizio televisivo di qualche tempo fa, una signora ben conciata a livello estetico – a dimostrazione di una condizione socioeconomica medio-alta – a una domanda sulle sue preferenze politiche si sbilanciava su Giuseppe Conte perché era «un bell’uomo».

Negli ultimi decenni la formazione scolastica è stata segnata da un migliorismo imbroglione. Mi vengono in mente quelle piattaforme web che cambiano la loro grafica perché ogni tanto bisogna pur cambiarla in ossequio al nuovo, come se “nuovo” fosse sinonimo di meglio. Ma le cose non stanno così. Gli esempi sarebbero innumerevoli.

Ci sono poi le manipolazioni. Fra le tante, anche quella che restituiva dati fasulli sulla capacità di comprensione di un testo semplice da parte dei giovani. Il 51% di essi non sarebbe in grado di comprenderlo. In realtà quel dato è frutto di una tortura esercitata su quei numeri cui – come sappiamo – possiamo far confessare qualsiasi crimine.

I giovani presi in considerazione per sostenere quella falsità erano infatti 18enni e 19enni appartenenti alla categoria “Dispersione scolastica implicita”. La categoria dei soggetti che hanno concluso il regolare ciclo di studi ma che non raggiungono le competenze minime previste dalle prove Invalsi per italiano, matematica e inglese. Ma chi manipola le informazioni? Spesso giornalisti appartenenti a due categorie. Autentici ignoranti e autentici propagandisti. Alla prima apparteneva quello che, citando l’armistizio di Cassibile, ne pronunciò il nome all’inglese. «Chèssibol».

Confido che – passata la buriana di un migliorismo fine a sé stesso – si possa tornare a spiegare che Magellano è entrato nella storia anche per essere stato il primo a circumnavigare quel «globo terracqueo» di recente citato a sproposito.

di Pino Casamassima

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