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Asta Freddy Mercury pianoforte

Si può mettere all’asta il mito?

Il pianoforte nero di Freddie Mercury, usato per la prima volta in Bohemian Raphsody nel 1973, finisce all’asta insieme ad altri oggetti del mito senza tempo

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Si può mettere all’asta il mito?

Il pianoforte nero di Freddie Mercury, usato per la prima volta in Bohemian Raphsody nel 1973, finisce all’asta insieme ad altri oggetti del mito senza tempo

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Si può mettere all’asta il mito?

Il pianoforte nero di Freddie Mercury, usato per la prima volta in Bohemian Raphsody nel 1973, finisce all’asta insieme ad altri oggetti del mito senza tempo

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Il pianoforte nero di Freddie Mercury, usato per la prima volta in Bohemian Raphsody nel 1973, finisce all’asta insieme ad altri oggetti del mito senza tempo

Il pianoforte nero, a mezza coda, su cui è stata eseguita per la prima volta Bohemian Rhapsody nel 1973, finisce all’asta, assieme a un juke box multicolore che mandava a ripetizione i pezzi di Ray Charles e Little Richard.

Un paio dei 30 mila pezzi della collezione privata di Freddie Mercury. Il microcosmo privato del frontman dei Queen, morto nel 1991, è esposto a Londra per un mese nelle gallerie della famosa casa d’asta Sotheby’s, che ha voluto ricreare gli ambienti della villa di Mercury a Garden Lodge, Londra. Dalla biblioteca al bar, tutto è collocato come a casa Mercury, prima di essere venduto, pezzo dopo pezzo, ai collezionisti e agli ammiratori del leggendario artista inglese.

La canotta aderente gialla esibita nei live degli anni’80, la corona esibita al pubblico al termine dei concerti, il mantello regale sulle spalle di Freddie nell’ultimo tour dei Queen, A Kind of Magic Tour del 1986, con le esibizioni a Wembley e Knebworth. Poi, le pellicce, i gioielli, vestiti, appunti, scritti di Mercury, le sue amatissime porcellane giapponesi. Poi, 50 kimono che facevano parte dell’allestimento di un salotto in stile giapponese, un pettine d’argento griffato Tiffany & Co per i celebri baffi. Soprattutto, i testi scritti a mano di We Are The Champions, uno degli inni da stadio dei Queen – valore stimato intorno ai 500 mila euro (prezzo di partenza) – e di “Killer Queen”.

E’ stato tutto per decenni nelle mani discrete di Mary Austin, la prima musa di Freddie, il grande amore della sua vita, poi divenuta amica e custode dei suoi segreti, accompagnandolo durante la malattia, fino alla fine. E se l’asta presenta un forte fattore emotivo, spiega la stessa Austin a The Guardian, avrà avuto un peso anche la parte economica: si prevede un incasso, secondo le stime di Sotheby’s, compreso tra 8-12 milioni di euro. Una parte sarà donata al Mercury Phoenix Trust e alla Elton John Aids Foundation.

C’è da chiedersi: a Freddie sarebbe piaciuta l’asta dei suoi beni? Guascone, frivolo e riservato, forse non avrebbe voluto che una parte così importante della sua vita privata fosse svelata e messa all’asta. E gli sarebbe piaciuta assai poco la sequenza di materiali pubblicata dai Queen negli anni successivi alla sua morte, sino alla pubblicazione dello scorso anno di un brano “rinvenuto”, Face It Alone.

Non si saprà mai, Mercury è morto da 32 anni e sui memorabilia delle star all’asta non è che sia qualcosa di inedito si ricordano aste ricchissime su materiale inedito su Elvis Presley, due anni fa sono stati messi all’asta i calzini bianchi del primo moonwalk di Michael Jackson per oltre due milioni di dollari. E se valgono due milioni i calzini di Jackson, quanto varrà il pianoforte nero di Bohemian Rhapsody?

di Nicola Sellitti

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