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Spazio, oggetti interstellari e dove trovarli

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Un concentrato di ghiaccio, rocce e velocità nello Spazio. Il telescopio Hubble, tra i più grandi e sofisticati strumenti di ricerca in orbita, è riuscito nell’impresa di catturare l’immagine più precisa di sempre di un oggetto interstellare

Spazio, oggetti interstellari e dove trovarli

Un concentrato di ghiaccio, rocce e velocità nello Spazio. Il telescopio Hubble, tra i più grandi e sofisticati strumenti di ricerca in orbita, è riuscito nell’impresa di catturare l’immagine più precisa di sempre di un oggetto interstellare

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Spazio, oggetti interstellari e dove trovarli

Un concentrato di ghiaccio, rocce e velocità nello Spazio. Il telescopio Hubble, tra i più grandi e sofisticati strumenti di ricerca in orbita, è riuscito nell’impresa di catturare l’immagine più precisa di sempre di un oggetto interstellare

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Un concentrato di ghiaccio, rocce e velocità nello Spazio. Il telescopio spaziale Hubble, tra i più grandi e sofisticati strumenti di ricerca in orbita, è riuscito nell’impresa di catturare l’immagine più precisa di sempre di un oggetto interstellare (cioè di un corpo celeste, spesso una cometa, non legato gravitazionalmente a una stella). Si tratta di ospiti piuttosto rari da osservare nel nostro Spazio: basti pensare che l’elemento in questione è appena il terzo mai scoperto dall’uomo in transito nel Sistema solare.

La nuova cometa è stata ribattezzata 3I/Atlas

La nuova cometa è stata ribattezzata 3I/Atlas, si sa del suo passaggio da circa un mese ma fino a oggi – come nei casi precedenti – la comunità scientifica era riuscita a elaborare soltanto immagini fosche e poco nitide. Poi è entrato in gioco Hubble, capace di mettere a fuoco i dettagli di questa scheggia dei cieli: ora possiamo distinguerne la chioma, prodotta dalla sublimazione delle componenti volatili all’avvicinarsi del Sole, e il nucleo cometario ghiacciato, che si estende fino al caratteristico strascico luminoso (la coda, qui non particolarmente pronunciata). Identikit completato.

Perché è tanto difficile ottenere una prova del fugace passaggio di questi oggetti nello spazio?

Perché è tanto difficile ottenere una prova del fugace passaggio di questi oggetti? Soprattutto per la loro folgorante rapidità: basti pensare che 3I/Atlas sfreccia a 209mila km/h, un record assoluto per qualunque astro che ha avuto origine al di là del nostro Sistema solare. A questa velocità, gli basterebbero poco più di tre minuti per attraversare la Terra da un polo all’altro. Così gli astronomi partono da una socratica certezza: «Nessuno sa con esattezza da dove provenga questa cometa. È come individuare un proiettile in volo per una frazione di secondo». L’unico modo per saperne di più è riuscire a studiarla con immagini all’altezza. E il successo di Hubble ha dato l’esempio: ora è scattata la corsa siderale allo scatto migliore, con decine di telescopi specializzati in azione per arricchire i dati a disposizione degli esperti.

Il potere di una singola istantanea chirurgica

Il potere di una singola istantanea chirurgica, nelle lunghezze d’onda della luce visibile, è sorprendente. Da qui gli addetti ai lavori sono riusciti a stimare un profilo cometario di 3I/Atlas: dovrebbe avere un raggio inferiore ai 3 km (non colossale, ma in ogni caso dieci volte più grande dei precedenti oggetti interstellari), ha una perdita di circa 60 kg di polveri al secondo, è più antica dello stesso Sistema solare – con una probabilità del 67% ha oltre 7,6 miliardi di anni d’età – e attualmente si trova a circa 450 milioni di km dal Sole.

La sua traiettoria iperbolica evidenzia un’eccentricità orbitale elevatissima, di gran lunga superiore a qualunque altro oggetto osservato (ciò significa che rispetto alle orbite quasi-circolari dei pianeti come la Terra, il passaggio di 3I/Atlas sembrerà semi-rettilineo). La cometa sarà alla portata dei telescopi fino a settembre, raggiungerà il perielio verso la fine di ottobre, quindi scomparirà temporaneamente dietro il Sole per poi riapparire a dicembre.

Spazio, ecco l’ulteriore complicazione

Ecco dunque l’ulteriore complicazione. Oltre a essere spaventosamente veloci, gli oggetti interstellari sono relativamente piccoli e notevolmente distanti. Secondo i fisici dell’Università di Oxford «il loro passaggio nello spazio non è affatto eccezionale: lo è piuttosto riuscire a scovarli, date le loro dimensioni. Ma oggi siamo sempre più in grado di farlo grazie al progresso tecnologico su larga scala».

In proporzione sarebbe come rilevare una libellula-lampo, che schizza a più di un chilometro da noi. Una sfida impossibile per qualunque cecchino umano. Non per Hubble, super-vista dello Spazio.

di Francesco Gottardi

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