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Storia del Telepass, come abbiamo detto addio al casello autostradale

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Il Telepass non è soltanto un oggetto tecnologico, ma un simbolo del made in Italy. Storia di un’idea nata in un garage e diventata, nel corso degli anni, un modello di successo internazionale che ha rivoluzionato la viabilità e contribuito radicalmente alla diminuzione delle emissioni di CO2

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Storia del Telepass, come abbiamo detto addio al casello autostradale

Il Telepass non è soltanto un oggetto tecnologico, ma un simbolo del made in Italy. Storia di un’idea nata in un garage e diventata, nel corso degli anni, un modello di successo internazionale che ha rivoluzionato la viabilità e contribuito radicalmente alla diminuzione delle emissioni di CO2

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Storia del Telepass, come abbiamo detto addio al casello autostradale

Il Telepass non è soltanto un oggetto tecnologico, ma un simbolo del made in Italy. Storia di un’idea nata in un garage e diventata, nel corso degli anni, un modello di successo internazionale che ha rivoluzionato la viabilità e contribuito radicalmente alla diminuzione delle emissioni di CO2

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Nei giorni scorsi si è parlato molto della possibilità – subito rientrata perché travolta dalle polemiche – che i pedaggi autostradali aumentassero (e neanche di poco) a partire dal prossimo 1 agosto, dunque proprio alla vigilia del grande esodo estivo. Il periodo dell’anno in cui per decenni gli italiani si sono messi in coda al casello generando file chilometriche, accumulando stress e dando lo spunto a tormentoni sulle ‘partenze intelligenti’. Se da qualche tempo la situazione è decisamente migliorata, dal punto di vista della gestione del flusso di veicoli sulla rete autostradale, si deve molto a un’invenzione che ha quasi quattro decadi di vita.

Era la fine del 1986 quando, nel garage di Sixcom (spin-off di Olivetti), tre giovani ingegneri italiani diedero vita a un’idea destinata a rivoluzionare la mobilità nel nostro Paese, cambiando per sempre il modo di viaggiare. ‘Armati’ di circuiti, passione e tanta determinazione, in appena 120 giorni i tre riuscirono a creare il prototipo di una scatolina piatta e compatta, capace di eliminare le attese ai caselli autostradali. Presentato nell’aprile del 1987 a Olivetti e Autostrade, il progetto (denominato Telepass) attirò subito l’attenzione per la sua innovatività, scalzando proposte analoghe come quella presentata da Marconi.

Appena due anni dopo il Telepass fece il suo debutto ufficiale alla vigilia dei Mondiali di calcio di Italia ’90. Lungo l’autostrada A1 Milano-Napoli furono istituite le prime corsie riservate e l’Italia inaugurò così il primo sistema nazionale di telepedaggio, un passo importante verso una mobilità più efficiente e moderna. Inizialmente, il Telepass era un lusso riservato ai veicoli commerciali e a quelli del trasporto pubblico. Tuttavia la sua diffusione fu rapida e capillare. Già nel 1998 il dispositivo approdò nelle auto private, trasformando un’innovazione in una realtà quotidiana per milioni di automobilisti italiani. Nel 2005 anche le moto poterono usufruire del sistema, ampliando ulteriormente la platea di utenti. Oggi oltre 8 milioni di persone ne fanno uso per un volume di transiti giornalieri pari circa a 2 milioni. Senza contare le alternative che – con il passare del tempo e la liberalizzazione – sono arrivate sul mercato del telepedaggio (UnipolMove e MooneyGo).

Il Telepass non è peraltro soltanto un oggetto tecnologico, ma un simbolo del made in Italy nel settore della mobilità. Nel 2020 è stato infatti riconosciuto come brand iconico nella mostra “Identitalia” ospitata dal Ministero dello Sviluppo economico. La sua storia è stata studiata anche ad Harvard come esempio virtuoso di innovazione fintech, a testimonianza di come anche in Italia un’idea nata in un garage possa diventare un modello di successo internazionale. Telepass ha portato il suo sistema anche in Francia, Spagna e Portogallo. È stata inoltre tra i primi a partecipare al sistema European Electronic Toll Service (Eets), un programma di cooperazione internazionale che ha l’obiettivo di creare un dispositivo unico per pagare i pedaggi in tutta Europa, al fine di semplificare ulteriormente gli spostamenti transfrontalieri e favorire una mobilità più sostenibile.

A proposito di sostenibilità: nel 2023 è approdata sul mercato la versione green del Telepass, interamente realizzata con materiali riciclati, che rappresenta un passo verso l’economia circolare. Del resto la sua natura ‘eco’ è stata ben documentata da uno studio dell’Università Ca’ Foscari, che ha stimato nel 2024 una riduzione pari a 71mila tonnellate di emissioni di CO2 sulla rete autostradale italiana, grazie all’eliminazione delle code ai caselli.

Da un’idea nel garage del 1986 a un’icona transnazionale, il Telepass ha cambiato il volto del viaggio su ruote. Il telepedaggio in generale non ha soltanto facilitato gli spostamenti, ma ha anche abbattuto code, emissioni e barriere geografiche. In un’Europa di strade a pedaggio, l’Italia ha trasformato un ostacolo in un’esperienza: smart, sostenibile, interoperabile. E il viaggio pare destinato a non fermarsi qui.

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